Da quanto abbiamo visto, le emozioni giocano un ruolo importante nella risposta agli stress, in sintesi si tratta di stati mentali e fisiologici associati a modificazioni psico-fisiche. …….

Le emozioni sono alla base del nostro ‘terreno’ e per questo il loro ‘dosaggio’ è ben visibile nella grafia individuale. Le emozioni si possono leggere in ogni espressione non verbale. Vedi post precedente sull’Intelligenza emotiva.

Unknown-3

Come sempre, la loro principale funzione consiste nel rendere più efficace la reazione dell’individuo a situazioni in cui si rende necessaria una risposta immediata ai fini della sopravvivenza, reazione che non utilizzi cioè processi cognitivi ed elaborazione cosciente. Entro i famosi trenta secondi che servivano (e servono ancora) nel Serengheti a un animale per mettere in salvo la propria vita sotto una minaccia impellente:

images-13

Le emozioni rivestono anche una funzione relazionale (comunicazione agli altri delle proprie reazioni psicofisiologiche) e una funzione autoregolativa (comprensione delle proprie modificazioni psicofisiologiche), in questo si differenziano dai sentimenti, legati soprattutto alle esperienze sensoriali.

Ecco le sei emozioni primarie e come si esprimono con le espressioni del volto:

Espressioni-facciali_1

Prima di vedere la loro espressioni grafologica vorrei porre un quesito: siamo sempre coscienti delle emozioni che proviamo? Probabilmente no.

Eppure: il comportamento è una scelta, mentre l’emozione non lo è. Sarebbe importante che ci rendessimo conto di QUALE emozione ci abita, attimo per attimo. Dare un nome alle emozioni che proviamo è il primo fondamentale passo per nn farci dominare da esse. I bambini piccoli, che sono più ‘vivini’ alla consapevolezza degli adulti, perché più spontanei e meno condizionati, non hanno difficoltà ad accettare, per esempi che quel ‘fuoco’ che sentono dentro quando la mamma si avvicina al fratellino è ‘gelosia’. Se, senza atteggiamento giudicante o punitivo, informiamo i nostri figli delle emozioni che li abitano,

e li abituiamo a prenderne coscienza, questi non avranno difficoltà ad accettarle per quello che sono e riconoscerle ogni volta che si ripresenteranno.

Dare un nome alle emozioni, come ricorda John Medina nei suoi libri belli, colti e anche divertenti (1), è un grande calmante neurologico, aiuta a far connettere il sistema verbale con quello non verbale, abitua a non temere di entrare nel mondo emotivo proprio e altrui, sviluppa l’empatia, che è un  grande ‘toccasana’.

“I bambini non sono mai stati molto bravi nell’ascoltare gli adulti, ma non hanno mai mancato di imitarli”, è  un celebre aforisma dello scrittore e poeta nero americano James Arthur Baldwin.

images-15

Se non abbiamo imparato l’ uso dell’empatia da piccoli, possiamo sempre farlo successivamente intraprendendo un percorso di crescita o autoriforma che può partire o anche ‘passare per’ l’analisi della scrittura. Le difficoltà o agevolazioni che incontreremo nel percorso saranno impresse dal nostro cervello nel nostro gesto grafico e il grafologo potrà aiutarci a dar loro un nome e il giusto ‘peso’.

Una grafia Curva poco più che medio, Chiara, Sobria, Elastica, armonicamente spaziata, sufficientemente Fluida ed equilibrata (Triplice larghezza e inclinazioni) ci aiuterà nell’impresa senza cadere nell’eccessiva soggettività:

Indirizzi gruppo ME ok

Una lieve accuratezza e un non eccessivo Ascendente saranno fautori del nostro desiderio di autoriforma e miglioramento, unitamente a qualche segno di non rigida capacità volitiva:

ME 9 Silvana Garavello - Versione 3

Le persone molto auto-centrate e/o impositive del proprio punto di vista o poco inclini ad ascoltare l’altro, la cui grafia sia quindi rigida (A) o al contrario troppo ‘floscia’(B), come quelle già viste nel precedente post (Stress II) avranno più difficoltà di adattamento di fronte al cambiamento, ma con l’intelligenza o la creatività potranno venirne fuori. Del resto abbiamo già visto in un precedente post che lo stress è proprio una sindrome legata all’adattamento a nuovi fattori di stimolo. Più siamo flessibili, più ci adatteremo, più risponderemo positivamente ai fattori di stress (che viceversa, se hanno la meglio, aggrediscono pesantemente sia l’ambito intellettivo, sia quello affettivo e relazionale della persona).

(A)rigida

(B) Sotto due grafia ‘flosce’, con Lenta, Discendente, Intozzata II…..

Due grafie 'flosce'

Per reagire prontamente a un imminente pericolo occorre avere una seppur minima dose di diffidenza e sospettosità che può essere anche intuitiva, occorre insomma essere ‘svegli’, all’erta, per fiutare i sentimenti e le intenzioni altrui.

 

 

 

 

(1) John J. Medina, “Il cervello, istruzioni per l’uso”, Bollati e Boringhieri, 2008.

..  John J. Medina, “Naturalmente intelligenti”, Bollati e Boringhieri, 2011.