La gentilezza nelle relazioni di cura

Già il titolo di questo testo è di per sé coinvolgente; scritto da Letizia Espanoli, assistente sociale, attenta e dedita alle persone con Alzheimer, in particolare quelle residenti in RSA e già autrice di numerosi testi dedicati a questi argomenti e a questo target (www. letiziaespanoli.com) e da Francesca Zedda, infermiera e psicologa.

La narrazione affettiva, le emozioni, i ricordi

Il saggio è intervallato da brevi racconti di storie vere di persone con demenza o di loro familiari. Si tratta di incisi delicati, densi di lucidità e tenerezza, spesso commoventi; più storie e più punti di vista che arrivano dritti all’anima del lettore, suggerendo come le persone vivono l’intermittente spaesamento dovuto alla patologia, di come la dia- gnosi possa essere schiacciante, e quando non debba essere sinonimo di fine della vita, quanto piuttosto di come le relazioni affettive possano non solo proseguire, ma intensificarsi nella comune esperienza (prima di tutto familiare) della malattia degenerativa, per riprendere in mano la vita. Alla componente narrativa segue il resoconto rigoroso dei numerosi e accu- rati studi scientifici che illustrano e confermano quanto la gentilezza possa fare bene agli individui e alle organizzazioni.

Le parole per dirlo

I punti salienti del libro riguardano in particolar modo il linguaggio col quale ci si rivolge alle persone anziane o con demenza, rivoluzionandolo in un modo che porti in sé un significato più rispettoso di quanto non sia sempre stato utilizzato finora e in alcuni casi, ancora oggi. Le parole sono attrezzi per descrivere la realtà, occorre ampliare le parole, il lessico, per promuovere un cambio di prospettiva. Le parole sono fatti, diceva qualcuno, tutto il resto sono chiacchiere! Un aforisma di cui non ricordo l’origine, ma che ha sempre significato molto per me e dovrebbe significare molto per tutti coloro che, come noi grafologi, si interessa alla relazione con la persona umana.

Un tema caro ai grafologi e all’Istituto Grafologico Internazionale ‘Moretti’ di Urbino

Non a caso la due giorni di Urbino di quest’anno aveva per tema: Ricreare l’umano partendo dall’umano. Cura dell’essere e dell’essere in relazione nelle dinamiche di una visione complessa.
Alla base delle affermazioni di questo stimolante e illuminante testo c’è il concetto che la gentilezza sia di per sé uno strumento di cura, ma lo sono anche i tempi della cura che non possono essere frettolosi, ma rispettosi della necessità di chi la riceve.

page6image2954928

Scrittura 189, luglio-dicembre 2023

I ‘super-poteri’ del professionista della cura

La stessa progettazione del lavoro in RSA dovrà bandire ogni forma di cinismo, accogliere il valore delle emozioni, sia di chi cura sia di chi le cure le riceve, esprimere gentilezza in tutto l’ambiente e in ogni dimensione della comunicazione, ma il discorso può essere esteso ad ogni relazione di cura. Come creare concretamente gentilezza nelle organizzazioni? Molte le indicazioni pratiche su come coltivare la gentilezza negli ambienti di lavoro, con uno speciale excursus sui “super-poteri” del professionista della cura che vuole e sa essere gentile, grazie anche a vari contributi di operatori e facilitatori del modello Sente-mente, il programma creato da Letizia Espanoli. Creare e dare vita a un processo di coinvolgimento attivo di tutti i membri della relazione e quindi anche degli operatori dell’azienda coinvolta, nella fattispecie la RSA, e i familiari dei residenti, è un’altra indicazione fornita dal- le Autrici.

L’Organizzazione gentile

Nel testo vengono presentati organicamente una serie di punti sui quali riflettere per sviluppare, appunto, un modello di gentilezza che coinvolga tutti i piani dell’organizzazione, alla base della quale vi è prima di tutto la relazione, la costruzione di un nuovo modello di cura, una serie di risposte alla domanda: «La residenza per anziani che vorrei», fino a ridisegnare, reinventare il team di direzione (la leadership gentile); una cultura organizzativa che si veste di gentilezza.

Prima di dare il concetto di gentilezza per esplicito o scontato, si legge a pag. 75 che «Non è cortesia, non la trovi tra le pieghe dell’educazione, non è nella “civiltà”. È nell’essenza di ciò che siamo, di quello che vogliamo e pensiamo. È nel nostro cuore, muove ogni piega del viso e assegna “toni” alla voce».

Gentilezza che si estende quindi anche all’ambiente, alle priorità cui si dà spazio e che non possono essere meramente burocratiche e spersonalizzate. Nel 2014 Letizia Espanoli ha fondato Sente-mente, un programma che offre un modello per creare relazione con le persone con demenza. Al suo interno si formano operatori della cura grazie al fitto programma di incontri, spunti, momenti di scambio, tutti altamente formativi. Ogni espressione dell’attività con le persone vuole trasmettere messaggi di autentica attenzione da parte e con i residenti e, per estensione, da e con ogni persona coinvolta dai familiari agli operatori.

Chi è ‘residente’ e chi ‘ospite’: le parole sono fattiIn RSA le persone cui principalmente si rivolgono le cure sono i veri residenti, mentre gli “ospiti” sono tutti gli altri. Una precisazione non da poco. Partendo dall’esperienza passata in cui non vi era sempre capacità di dare un giusto senso e importanza alle priorità, si offrono spunti per creare concretamente benessere e appartenenza nei luoghi di cura; creare calore, ri- spetto, gentilezza, ascolto, spazio, dedizione, empatia, tempi rispettosi, soprattutto nei confronti dei residenti e non solo.

L’uso gentile della voce

Due elementi particolarmente interessanti per noi grafologi sono il riferimento all’uso gentile della voce, uno dei “super-poteri” della gentilezza (pag. 109), trattato nel capitolo: Viaggio nella voce che cura, di Franca Grimaldi, speaker, attrice, appassionata del suono e della vocalità (pag. 115), che si domanda se siamo o meno consapevoli di come parliamo alle altre persone, argomento cui l’esperta collega Iride Conficoni ha dedicato un libro (Voce e scrittura. Un parallelo tra comportamento vocale e comportamento grafico, Epsylon, 2020) rinfrescando un campo di studio avviato da Padre Moretti nella sua Grafologia somatica. Secondo elemento è il fatto che ogni operatore che segue il programma Sente-mente annoti quotidianamente a mano le proprie impressioni professionali e soprattutto esperienze emozionali su un quaderno che viene fatto oggetto di rilettura e riflessione a fine giornata in modo da metabolizzare e non perdere il patrimonio esperienziale personale delle sensazioni maturate nella giornata.

La gentilezza cone ‘farmaco’

La gentilezza come “farmaco”, dai molti vantaggi biologici, mentali e fisici (al pari dei neuro-trasmettitori), da riversare nei pasti, nell’animazione, negli sguardi, nei gesti, nel bagno, nella dialisi, negli spazi, nella cura della bellezza, per promuovere ancora possibili istanti felici.

La gentilezza nelle relazioni di cura non è solo di un testo, ma l’approccio vivo e utile sia alla cura delle persone con demenza sia dei loro familiari, sia agli stessi operatori, perché affrontino meglio i propri difficili compiti; questo libro è un utile strumento “da vivere” per tutti coloro che si occupano di prendersi cura della persona, per questo utile anche a noi grafologi. Arricchisce il testo una nutrita bibliografia internazionale, anch’essa molto stimolante.

Valeria Zacconi

Letizia Espanoli e Francesca Zedda, La gentilezza nelle relazioni di cura. Storie, studi e metodo come antidoto ai maltrattamenti, Editrice Dapero, Castel San Giovanni 2023 pp. 272, Euro 22,00.

Scrittura 189/2023