Daniela Serrati

Dizionario di Grafologia

Lasergrafica Polver, Milano, 2008, pp 272

Dalla rivista “Scrittura” n.188

Valeria Zacconi

Daniela Serrati, Presidente di Arigraf Milano e vicedirettore della rivista specializzata Stilus, percorsi di comunicazione scritta è autrice del Dizionario di Grafologia è uscito già qualche anno fa (Studio Esse, Milano, 2014), tuttavia vale la pena di parlarne oggi: si tratta di circa duecentosessanta pagine ben strutturate, rivolte principalmente a studenti di grafologia di Scuola grafologica francese, la stessa cui appartiene l’autrice. Daniela Serrati ha raccolto ed illustrato nel corposo volume seicentoquattordici termini fra segni grafologici, biografie dei principali autori di grafologia e delle materie affini (tecniche, sentimenti, emozioni, stati d’animo, caratteriologie, tipologie, test) con 12 tabelle illustrative e 123 esempi di grafie, forse poche, considerando la vastità dei segni grafologici descritti da questa Scuola. Si tratta certamente di un lavoro utile per studenti e studiosi di grafologia, anche se non si tratta del “Primo dizionario di Grafologia in italiano”, come recita la quarta di copertina (di molto precedente è la prima edizione dell’opera del 1976, più volte rieditata, di Nazareno Palaferri),ma è il primo che introduce, insieme ai segni (Specie) e alle categorie (Generi) della metodologia francese, anche molti dei più significativi indici proposti da Moretti. Di questi ultimi non vi sono i campioni di scrittura e questo pesa, soprattutto nel caso di Disuguale metodico del calibro e della Triplice larghezza, che richiederebbero un’illustrazione esaustiva, e anche la descrizione del quadro di riferimento cui l’intero sistema segnico o, ancor meglio la filosofia e antropologia morettiane si riferiscono, altrimenti il discorso resterebbe monco o quantomeno sterile. Va detto in ogni caso che la carrellata è ampia e ogni studente può trovare in questo testo di che orientarsi nell’approccio critico e nella memorizzazione dei segni proposti dalla scuola francese, offrendo un equo compendio anche di quelli della scuola italiana morettiana. Manca un riferimento ampio sia ai Segni minori (francesi), sia al Gesto fuggitivomortettiano, ma va detto che molti segni definiti dalla scuola d’oltralpe di fatto definiscono alcuni gesti grafici come tutti gli ‘a tegola; a clava; a coda di volpe; a dente di squalo; a doppio cappio; a doppia chiusura; a colpi di frusta’ e molti altricome vere e proprie voci del suo repertorio segnico.

Il testo, per come è strutturato, resta utile anche agli studiosi di Scuola italiana perché raccoglie una buona panoramica, descrittiva e illustrata, delle categorie jaminiane, degli autori di scuole diverse cui quella francese principalmente attinge ancora oggi e delle principali voci, psicologiche per lo più, afferenti al mondo dell’analisi grafologica.

I termini relativi ai vari argomenti (psicologia, autori, categorie, tipologie, test…) ,come si diceva, sono elencati tutti insieme, ordinati solo secondo la successione alfabetica, riportata in fondo al volume, ma senza riferimento alle pagine; una scelta forse dettata dal taglio ‘pedagogico’ dell’opera: sfogliando le pagine alla ricerca di un termine, infatti, ci si può imbattere in soste e scoperte che inevitabilmente possono portare a un’ulteriore e talvolta inatteso approfondimento.

La bibliografia è nutrita, forse non tutti i titoli sono di utilità nell’economia generale di questo testo; come quelli di grafologia peritale, ad esempio, mentre potrebbero essere evidenziati (e ampliati) i titoli di scuola morettiana che riportano definizioni e illustrazioni chiare dei suoi indici, per chi volesse approfondirne lo studio in autonomia.

Sarebbe bene tenere in considerazione l’impostazione generale data da Padre Moretti alla sua grafologia; il suo approccio, l’impianto antropologico, cui ha dedicato una accurata ricerca durata quasi sessant’anni (1905-1963), e la sua specifica concezione del comportamento grafico, cioè la scrittura non come una sorta di disegno di lettere, ma come sequenza coordinata di movimenti finalizzati alla comunicazione, intesa sempre quale espressione dinamica totale della personalità.

L’edizione è curata; personalmente ho apprezzato anche la postilla che invita a segnalare eventuali errori o imprecisioni (l’esperienza insegna che, per quanto si legga e si rilegga un testo, l’errore o il refuso sono sempre in agguato!) e, nonostante si rendano necessaria una revisione e l’ampliamento di alcune voci e soprattutto dell’illustrazione di alcuni segni, altrimenti rimasti vaghi per un lettore esterno o ancora inesperto, si nota che le pagine dell’intero tomo sono state riviste con cura e non si può che auspicarne una riedizione riveduta e ampliata di cui potrebbero arricchirsi sia gli studiosi di scuola francese, sia quelli di scuola italiana.