Dimmi come scrivi e ti dirò che voce hai, ma per la parte ‘artistica’ non basta avere quel dono naturale, occorre anche orecchio, sensibilità, disciplina.

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(segue dal post I)

3- Altezza della voce

La voce cantata, secondo l’altezza, può essere soprano, tenore, baritono, basso, mezzosoprano, basso o contralto.

A questa grafia Moretti attribuisce la voce da baritono (qui la pressione è un po’ falsata dalla riproduzione) in quanto filiforme sopra la media (pressione non troppo leggera, ma nemmeno ‘grossa’, con buoni chiaroscuri), elastica (dato dal Fluida e Sinuosa) e il tratto è pastoso, cioè vellutato, non tagliente. Se si fosse trattato di una grafia più leggera e meno pastosa e sempre maschile, la voce sarebbe stata più da tenore.

Le caratteristiche che troviamo in un uomo dalla voce baritonale sono simili a quelle che troviamo per una donna mezzosoprano, mentre quelle del tenore sono simili a quelle del soprano.

Grafologicamente possiamo trovare ogni tipo di pressione sia nell’uomo che nella donna, per cui possono esserci voci (e grafie) più vicine a quella del tenore anche in una donna e viceversa, verificarsi voci ‘femminili’ in grafie maschili.

Voci di basso e contralto hanno grafie con pressione più grossa o ‘piena’.

Sotto, la firma di Maria Callas (vedi ritratto in Portfolio), voce dall’estensione amplissima e forza drammatica; poteva cantare praticamente tutti i ruoli! Forse tutti tutti no, ma certamente da soprano a mezzosoprano e anche….tenore, cosa che pare che facesse a volte, per diletto.

Maria Callas possedeva in natura un timbro vocale assai scuro quasi di contralto, con alcune note acute di soprano: con l’esercizio e la tecnica, servendosi di due passaggi di registro, era giunta a compattare la gamma. Per queste caratteristiche si è spesso parlato delle “tre voci” di Maria Callas.

 

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Sopra la firma della cantante americana Anastacia, con tratto pastoso, pressione marcata, aperture a capo e anche il cerchietto un po’ ‘infantile’ come puntino sulla i.

4- Modulazione della voce

La modulazione rispecchia maggiormente dei tre elementi precedenti (che sono più legati alla morfologia) la psiche dello scrivente, essa può essere (secondo la descrizione del Moretti):

dura o pastosa

delicata o rude

aspra o dolce

chioccia, noiosa o alacre

vivace o melanconica e suasiva

Queste sono le varie caratteristiche della voce parlata e/o recitata.

Identificare questi aspetti vocali (non applicabili al solo canto), richiede una maggiore esperienza grafologica; gli indici di riferimento sono svariati; oltre al tratto e alla pressione va analizzato il Ritmo, l’inclinazione delle aste (il tipo Dritta è più sostenuto in tutto, Pendente aggiunge suadenza, Rovesciata porta la sua ambivalenza anche nella voce…..un peso particolare va dato inoltre ai gesti fuggitivi (per le definizioni, vedi glossario)o accessori (proiezione di caratteristici e automatici atteggiamenti individuali).[3]

Perchè una voce sia ‘artistica’ occorre, ovviamente, la compresenza di indici specifici relativi al senso estetico, all’orecchio, e anche all’autodisciplina (ne tratterò altrove); nessuna arte si esplica da sola senza un duro lavoro e quindi un atto di volontà. Ma tu, che voce hai?

Alla prossima,

Firma mia

 

 

 

 

[1]M. Yourcenar, Memorie di Adriano, Einaudi, Torino, 2002, p.95

[3] Si tratta di tutti quei piccoli tracciati accessori molto personalizzati (punteggiature, ricci) e elementi relativi al ritmo grafico cui generalmente poniamo poca attenzione.