Girolamo Moretti, (1879-1963), il padre francescano ideatore del metodo italiano di Grafologia che ha dato impulso alla Scuola di Urbino, ove ancora è attivo l’Istituto Grafologico Internazionale a lui dedicato, ha affrontato già nel suo Trattato di Grafologia (1985) e soprattutto nel testo Il corpo umano dalla scrittura (1962), il tema della corrispondenza tra grafia e voce umana. La voce è infatti una delle possibili espressioni o comportamenti, della persona, come lo sono la postura, la gestualità, la fisionomia, la mimica, l’incesso e, naturalmente, la grafia.

La voce è un comportamento

Per Moretti la persona è infatti una unità totalmente originale e integrata, nella quale fisicità, fisiologia, razionalità, affettività e relazionalità sono dimensioni distinguibili, ma non separabili.[1] Ognuno di noi è unico e ‘uno con sé stesso’, ogni aspetto della nostra natura che lasci una traccia visibile, tangibile o…udibile, parla della stessa natura unica, appunto, come fosse una impronta digitale. Occorre ricordare che , fra tutte le possibili tracce dell’uomo, quella vocale è forse la più riconoscibile o, come ricorda Moretti …è molto difficile dimenticare la voce…La voce è personale perché per mezzo di essa si riesce a conoscere un individuo,[2] ciascuno di noi ha sicuramento fatto esperienza di questa realtà.

Lo stesso Jung ha sottolineato come l’uomo sia una unità individuale costituita da una pluralità di forze vitali, materiali, spirituali. Per cui i tratti fisici non sono semplicemente fisici e quelli psichici non sono semplicemente psichici…[3]

La grafia è un comportamento, linguaggio non verbale

Occorre ricordare che parola e scrittura sono complesse attività esclusive dell’essere umano, quindi di esso particolarmente identificative. Ne consegue, in prima approssimazione, che alla postura del timido, poco convinto del l’impatto nel mondo del proprio essere, corrisponda una voce altrettanto insicura o esitante o ambigua, mentre alla postura di chi si sente centrato e sicuro di sé, corrisponde una emissione vocale più salda. Restano poi da rilevare le varie sfumature dell’una o dell’altra, tanto armoniche, quanto eventualmente disfunzionali.

Ho già accennato alla relazione grafia-voce nel mio precedente post su Maria Callas  (http://consulenzeingrafologia.it/maria-callas-innovativa-fragile-e-drammatica-divina/), ma con l’approfondimento effettuato da Iride Conficoni, illustrato tramite i suoi seminari-Agi prima e la pubblicazione del testo già citato in nota, penso che questo interessantissimo aspetto del lavoro avviato da Moretti abbia ricevuto un nuovo impulso e sviluppo e quindi volentieri lo affronto in questo e prossimi post, affiancando la grafia alla voce di persone che di quest’ultima fanno il loro – o uno dei loro – strumento di lavoro (cantanti, attori, speaker…).

Grafologia somatica

Il principale studio di riferimento grafologico sarà l’opera di Girolamo Moretti già citata (Grafologia somatica), nella rielaborazione dei successori, la mia personale esperienza professionale e i testi presentati nelle note.

Ecco la grafia di Eva Spagna, cantante e insegnante italiana che vive a Berlino e qui canta, legge fiabe, usa la voce, peraltro molto apprezzata dal suo pubblico.

 

I segni rilevabili della grafia sono:

 Curva, con Angoli A

Calibro medio

Pendente, con prevalenza di Aste rette

Aperture a capo

Staccata

Impaziente (cenni)

Scattante (lieve)

Pressione Intozzata con buoni chiaro-scuri e un po’ di Intozzata II

Disuguale metodico

Fluida (non eccessivo per la compresenza di Staccata)

Chiara

Accurata

Larga tra parole superiore al Largo di lettere e fra lettere (quest’ultimo diminuito da Pendente e qualche Lettera addossata)

Predominanza della Zona media con qualche allungo delle aste inferiori

Margine sinistro ondeggiante

Margine destro contenuto

Qualche Gesto di avviamento in principio di parola, scarsità di ricci di altro genere

Gesti coperti e ad arco

Qualche ritocco

Mantiene il rigo non rigido

Firma omogenea al testo (qui non si vede)

Nel suo testo Grafologia somatica. Il corpo umano dalla scrittura (1962, scritto cioè solo un anno prima della morte), Moretti considera timbro, intensità, altezza della voce, elementi rilevabili dalla scrittura.

Il timbro definisce l’andamento del suono e costituisce l’elemento più distintivo della voce (sonora o senza calore);

l’intensità definisce la potenza del suono (drammatica o lirica);

l’altezza definisce la frequenza media della voce (Tenore o Soprano, Baritono-Mezzosoprano, Basso-Contralto).

Essendo Fluida, scorrevole, con buona Pressione, la voce di Elena rientra nel timbro sonoro e con colore. Colore modulato, sia dalle forti vibrazioni emotive (Int.II, Pendente, Aperture a capo), sia dal sapiente controllo della conduzione generale (della voce come delle tendenze), se così non fosse mancherebbe la disciplina e la grafia sarebbe più veloce per la presenza di alcune disomogeneità (Accurata, assenza di ricci, gestiscono con misura l’esposizione estetica).

Nello stesso tempo l’intensità dà voce più lirica che drammatica, con una buona estensione in altezza, segnalata dal tipo di pressione (chiaro-scuri).

In quanto alla modulazione della voce, si tratta di voce alacre, esuberante, spigliata, dotata di sonorità chiara (Fluida, Chiara, Impaziente, Scattante, vivacità grafica).

Due video con due canzoni di Paolo Conte, dal repertorio di Eva Spagna.

https://www.youtube.com/watch?v=09z8JgB_upA&list=PL87XRId-NextzfFxhUP1sAyp_qNsK7dsJ&index=6

https://www.youtube.com/watch?v=MvzsrB8dK1k&list=PL87XRId-NextzfFxhUP1sAyp_qNsK7dsJ&index=2

“Avendo ascoltato l’esecuzione, qualificherei questa voce anche come ferma e decisa, ben scandita, con guizzi qua e là (Aste rette, Mantiene il rigo, Staccata, Intozzata II)”, aggiunge generosamente Iride Conficoni!

Argomento indubbiamente affascinante, tutto da approfondire!

V.

 

[1] Dalla presentazione a cura di P. Fermino Giacometti al testo di Iride Conficoni: Voce e scrittura, Epsylon, Roma, 2020 http://consulenzeingrafologia.it/6680-2/

[2] P. G. Moretti, Trattato di Grafologia, 1985, p. 12 , citato da Iride Conficoni ibid.

[3] C.G. Jung, Il problema dell’inconscio nella psicolofgia moderna, Einaudi, Torino, 1984, p. 181