Danilo mi chiede: “Come si fa a stabilire la personalità di una persona sulla base della scrittura? Io mi accorgo che se sono nervoso scrivo in un modo e se sono rilassato in un altro, e non parlo solo di scrittura nervosa o lineare e armonica, cambio addirittura il modo in cui scrivo alcune lettere! Questo quindi mi lascia molto perplesso sull’utilità di tale disciplina…. pseudopsicologica (?)”.

La Grafologia è una scienza umana che esamina la scrittura, non è una scienza esatta, ma una scienza ‘scientificamente fondata’ e, come la stessa medicina, è anche ‘arte’.

La scrittura umana è un comportamento personale, espressivo e spontaneo come il camminare, il gesticolare, il parlare. Scrivere è un’attività del solo essere umano che si realizza senza controllo razionale e, proprio per questo, è in grado di rivelare la natura intima e reale di chi scrive.

La Grafologia dallo studio del gesto grafico (che include l’esecuzione di disegni e scarabocchi) rivela le doti innate (il “temperamento”), nonché le qualità intellettive, emotive ed affettive, relazionali e comunicative, quelli che io chiamo i ‘talenti’ di chi scrive.

Tutti noi impariamo a scuola un ‘modello calligrafico’, che poi nel tempo personalizziamo, proiettando nella grafia il nostro modo di essere e la nostra risposta ai nostri vissuti. 

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Sappiamo per certo che non esistono due grafie perfettamente uguali, come non esistono impronte digitali uguali nell’intero genere umano. La scrittura è un elemento così individualizzante che anche quella artefatta o dissimulata contiene sempre segni grafici distintivi di chi l’ha eseguita, segni che un grafologo esperto può cogliere (per esempio in caso di perizia forense).

Attraverso l’analisi del gesto grafico si può comprendere (e ciò che più importa: si può far comprendere al cliente) come l’ambiente e le esperienze personali abbiano inciso sulla persona in evoluzione per conoscerne sia l’Io intimo (capire come una persona è “dentro di sé”) sia l’Io sociale (come cerca di apparire all’esterno, quale immagine di sé vuole dare). Il grafologo è un tecnico in grado di conoscere e disvelare i meccanismi che sottendono un dato gesto che nasce da ormai noti meccanismi neuro-fisiogici. 

Sotto l’aspetto neurofisiologico l’atto grafo-motorio origina dal cervello, dai centri motori dall’area corticale che dirigono gli impulsi sino alle dita, che compiono il movimento e traducono ciò che proviene dal cervello. Esistono due vie neuromotorie: il sistema piramidale (dal quale partono gli impulsi degli atti volontari) ed il sistema extra piramidale (che gestisce i movimenti involontari).

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Sono però, in questo processo, estremamente importanti le caratteristiche psicofisiche soggettive; la rigidità muscolare ad esempio influisce sul tratto, cosi come l’emotività, per questo possiamo talvolta notare come la nostra grafia cambia (nella qualità del tratto o nella conduzione del gesto) quando siamo nervosi, preoccupati e tesi (percepiamo un’inconscia minaccia?) rispetto a quando siamo tranquilli e distesi.

Come e quanto la nostra grafia è stabile, mobile, creativa, variabile e diversificata, dipende dai nostri personali meccanismi interni, dalla sensibilità che mostriamo verso l’ambiente esterno e dalla soglia di risposta alle nostre stesse reazioni interne, oltre che da alcuni fattori educativi e ambientali (riscontrabili in culture diverse).

Come utilizzare al meglio la conoscenza che emerge dallo studio di una grafia spetta solo all’interessato, che può avvalerisi dell’appoggio di altri professionisti. La Grafologia è infatti una scienza interdisciplinare, qualcuno precisa ‘intradisciplinare’, che bene affianca altre scienze dell’uomo: la psicologia, la pedagogia, la filosofia, la sociologia, la medicina, la psichiatria, senza tuttavia sostituirsi ad esse, ma offrendo un efficace strumento non invasivo di indagine dinamica.

Questo forse è ciò che in termini dubbiosi (e un po’ riduttivi) qualcuno chiama ‘pseudiscientificità’ della grafologia e il lettore Danilo la definisce… ‘disciplina pseudopsicologica’.

Padre Moretti, il fondatore della scuola grafologica italiana, ha affrontato anche la cosiddetta ‘grafologia somatica’, mettendo in relazione la fisicità e la predisposizione a specifici disturbi psicosomatici, compensazioni, eventuali meccanismi di difesa…, partendo dallo studio del suo gesto grafico.

vedi: p. G. Moretti: Grafologia somatica, ed EMP