Le leggi grafologiche si  applicano a tutti gli alfabeti; l’analisi della scrittura risponde agli stessi criteri e dà gli stessi risultati qualunque sia quello utilizzato. Ecco alcuni esempi.

 

E’ oramai inevitabile che il grafologo affini competenze che tengano conto delle diverse etnie presenti sia in Italia che in Europa o nel mondo. Le provenienze dei vari flussi sono le più svariate, come le origini della scrittura e le competenze grafiche ad esse connesse. Possiamo ipotizzare che anche il grafologo dovrà avere competenze….etnografiche

Modello a ideogrammi cinesi, da cui sono derivati quelli giapponesi.

 

La questione è meno difficile di quanto possa sembrare perché, a conti fatti, tutte le grafie vengono eseguite secondo le stesse leggi grafologiche; occorre solo avere alcune informazioni circa il modello calligrafico di riferimento (il paese e anche l’epoca) relativo allo scritto in esame.

Non in tutti i paesi vige lo stesso “modello calligrafico” e in ogni realtà la scrittura è strutturata secondo vari principi; in Italia si segue quello fonetico, in inglese e francese invece la trascrizione non può essere solo fonetica, poiché risulterebbe ambigua, ma si avvale anche di trascrizioni convenzionali.

In molte grafie orientali la scrittura ha carattere ideografico; specifici segni complessi indicano un intero concetto.

Inoltre i diversi paesi impostano l’apprendimento su modelli scolastici diversi; ad esempio nei paesi anglosassoni si scrive con alcune caratteristiche diverse dai paesi del sud Europa e che quando si esegue un’analisi di scrittura occorre conoscere tali differenze, altrimenti la misurazione degli indici risulterebbe falsata e con essa anche il ritratto finale.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

La grafia, modello Palmer, di due Presidenti degli stati Uniti, a sinistra John F. Kennedy(1963) e sopra a sin.: George W. Bush (lettera del 2000), ridotte del 30%.

 

La grafia modello Palmer, della scrittrice britannica Jane Austen (XVIII sec).

 

Esempio di grafia gotica corsiva, molto dritta. Il gotico prevede che la grafia sia molto dritta.

 

Un’altra osservazione riguarda gli alfabeti diversi da quello latino, al quale siamo maggiormente abituati.

E’ possibile analizzare grafologicamente anche scritture cinesi, giapponesi, arabe, cirilliche, ebraiche, purché se ne conosca l’andamento esecutivo, non il significato.

Una volta stabilito che le lettere si vergano da destra a sinistra, o viceversa; come procede la grafia e quali siano i suoi standard-base  e l’occupazione dello spazio, è possibile reperire gli stessi indici grafologici e leggi della scrittura applicabili all’alfabeto latino, come a qualunque altro.

 

Facciamo l’esempio della scrittura araba, che rispetto a quella latino-occidentale presenta le seguenti caratteristiche:

1- si scrive andando da destra a sinistra

2 – non ha maiuscole

3 – non ha lettere con allunghi inferiori (non vengono occupate le tre zone cui siamo abituati noi)

4 – ha molti stacchi interletterali

5 – non ha vocali, che vengono espresse con puntini e segni diacritici

Nonostante tutte queste diversità è pur sempre studiare il tratto, la pressione e soprattutto quello che Moretti definiva gesto fuggitivo, grazie all’infinità di piccoli gesti accessori, molto personali, simili ai nostri puntini sulle i, trattini delle t, punteggiatura….

 

Qualcosa di simile può essere detto anche per la grafia tracciata in ebraico (più sotto l’esempio, con un sintetico ritratto grafologico).

Anche per l’ebraico, rispetto ai nostri alfabeti valgono i punti già visti per la scrittura araba:

1-    2 – 5

mentre vi sono solo quattro (su cinque) lettere che, occasionalmente (quando si trovano in fine di parola) presentano un allungo sotto il rigo-base;

i legamenti non sono previsti, essendo ogni lettera (anche in questo caso, consonante) è a sé.

 

Rachel (Bluwstein): nasce in Russia nel 1890 ed emigra diciannovenne in terra di Israele nel 1909. Lavora in una colonia agricola e viene poi inviata a studiare all’estero, dove però si ammala di tubercolosi. Trascorre gli anni restanti della sua vita (muore nel 1931, a soli quarantuno anni) tra Gerusalemme, Safed e Tel Aviv. E’ la prima vera poetessa dello Stato di Israele in fieri.

 

 

La grafia di Rachel in ebraico

Per la poetessa Rachel l’ebraico non era propriamente la lingua madre, bensì il russo, ma da quando giovanissima si era trasferita in Israele, aveva fatto di tutto per imparare la lingua del Paese e alla fine l’aveva adottata per le sue opere poetiche.

Si ritrovano nei caratteri ebraici della grafia di Rachel tutte le caratteristiche che hanno caratterizzato la sua vita e le sue opere. La modestia e contenutezza espressa nella grafia piccola, dal tratto leggero, curvo e ricco di chiaro-scuri.

La fluidità ben visibile nonostante l’ebraico sia una lingua che non prevede legamenti interletterali, ma solo un ‘accostamento’ di lettere tanto in corsivo che in stampatello (in questo caso Rachel utilizza il corsivo). Ritroviamo l’amore per la Terra, sia terra di Israele, sia terra agricola, che ha personalmente lavorato nei kibbutz, confermato dal forte mantiene il rigo e prevalenza della zona centrale della scrittura; il senso estetico, evidenziato dalla distribuzione dei margini, i sottili movimenti (vivacità di spirito e di intelletto) in un contesto non agitato, ma sobrio.

La grafia analizzata per arrivare alle conclusioni riportate è presa da numerosi campioni, qui ne riproduco solo uno, ma Rachel ha scritto tutte le sue poesie a mano, anche su carta non rigata.

Ci sono anche i segni di antiche sofferenze emozionali, in quelle piccole scariche d’inchiostro lungo il tratto (Intozzata II modo, vedi Glossario) e un certo ‘isolamento’ generale (le piccole lettere sono distribuite in un grande spazio) che la terranno sempre legata ai suoi sentimenti, al suo humor, anche, a quella vita fuori del comune nella quale è sempre stata una pioniera il cui senso lirico (grafia disuguale metodico del calibro, curva, filiforme e pendente) la farà amare da generazioni che ancora oggi cantano le sue poesie, messe in musica anche in più versioni, da artisti diversi.

Parlerò ancora dell’argomento,

alla prossima,

Valeria