I bambini sono ‘esploratori sensoriali’, l’uso e l’apprendimento attraverso le mani per gli studiosi si neuroscienze ( e non solo) sono da preferire a quelli che avvengono (solo) su tastiera.
Il processo di lettura e di scrittura coinvolge un certo numero di sensi. Quando scriviamo, il nostro cervello riceve continui feedback dalle nostre azioni motorie, insieme alla sensazione del contatto con carta e penna. Questi feedback sono significativamente differenti da quelli che riceviamo toccando e digitando su una tastiera.
Un esperimento effettuato nei laboratori del team di Velay a Marsiglia ha stabilito che, quando leggiamo lettere che abbiamo imparato scrivendo a mano, vengono attivate parti del cervello diverse, da quelle che si attivano quando riconosciamo lettere apprese digitando su una tastiera.
Quando si scrive a mano, i movimenti coinvolti lasciano una memoria motoria nella parte senso-motoria del cervello, che ci aiuta a riconoscere le lettere successivamente. Ciò implica una connessione tra lettura e scrittura e suggerisce che il sistema senso-motorio svolge un ruolo molto importante nel processo di riconoscimento visivo durante la lettura.
Altri esperimenti suggeriscono che l’area del cervello, detta area del Broca, è visibilmente più attivata quando leggiamo un verbo che è collegato ad un’attività fisica, rispetto alla lettura di un verbo astratto o di un verbo non associato ad alcuna azione. È la stessa cosa che accade quando si osserva qualcuno fare qualcosa: non occorre fare nulla, è sufficiente spesso ascoltare o veder fare certe attività, per attivare quella zona del cervello; può bastare addirittura guardare uno strumento noto, che per noi è associato a una particolare attività fisica.
C’è poi la componente “tempo”: scrivere a mano richiede più tempo che digitare su una tastiera; è possibile, quindi, che anche l’aspetto temporale influenzi il processo di apprendimento.
Il termine APTICO si riferisce alla combinazione tra percezione tattile e movimenti attivi collegati (cioè movimenti volontari generati dai comandi motori centrali che, a loro volta, hanno indotto risposte propriocettive). La percezione aptica è coinvolta nei movimenti della mano e nella manipolazione esplorativa dell’oggetto.
Ci sono molti studi SULL’APTICA in relazione ai giochi elettronici, dove per esempio sono impiegati comandi manuali vibranti, e nel percorso formativo dei dentisti di alcuni paesi europei, in cui vengono utilizzati trapani virtuali con emissioni acustiche e vibrazioni. Tuttavia molto poco si è fatto nelle discipline umanistiche, come le scienze dell’educazione, dove è scarso l’interesse per l’ergonomia di lettura e scrittura e la sua potenziale importanza nel processo di apprendimento.
Le pedagogie di Maria Montessori e di Rudolf Steiner possono essere considerate come eccezioni in tal senso, per l’approccio olistico all’educazione, l’euritmia e sul vedere i bambini come esploratori sensoriali. (Palmer, 2002).
ESPERIMENTO
Uno degli esperimenti di Velay ha coinvolto due gruppi di adulti, cui è stato assegnato il compito di dover imparare a scrivere in un alfabeto per loro sconosciuto, costituito da circa venti lettere.
Ad un gruppo è stato insegnato a scriverlo a mano, mentre l’altro doveva utilizzare la tastiera. L’apprendimento delle lettere da parte dei due gruppi è stato testato a distanza di tre e sei settimane, come pure la rapidità nel distinguere lettere scritte correttamente e lettere scritte al contrario: chi aveva imparato l’alfabeto scrivendo le lettere a mano, ha ottenuto i risultati migliori in tutte le prove.
Inoltre, scansioni cerebrali fMRI hanno indicato un’attivazione dell’area del Broca all’interno di questo gruppo, mentre poca o nessuna attivazione della stessa area c’era stata tra quelli che avevano imparato le lettere digitandole sulla tastiera.
PROCESSO ‘INCARNATO’
Riferendosi a studi sull’uso delle mani nel plasmare cervello, lingua e cultura umana, Mangen riporta i risultati che mostrano quanto la mano ed il cervello umani siano diventati un sistema integrato di percezione, cognizione e azione, attraverso praticamente un percorso di co-evoluzione. E così, ciò che pensiamo essere l’intelligenza umana, è incorporato nella mano, almeno quanto lo è nel cervello; quindi la mano è direttamente coinvolta nell’apprendimento umano.
Investigando il ruolo dei gesti di chi legge e scrive, del modo di usare le mani per interagire, indicare, dirigere e mantenere l’attenzione, e nell’utilizzo di nuovi mezzi di comunicazione digitali, si osserva come stia cambiando anche il ruolo delle mani.
Quello che si sta evolvendo è il paradigma affascinante e interessante del processo o cognizione incarnata (embodied cognition), un concetto interdisciplinare tra psicologia, antropologia evoluzionistica, neuroscienze e una vasta gamma di scienze sociali.
È importante essere consapevoli di come la scrittura e la lettura siano processi incarnati, cioè inscritti nel corpo, quando usiamo le nostre mani in modo diverso con i dispositivi digitali – il modo in cui tastiamo, clicchiamo, leggiamo, manipoliamo o tocchiamo lo schermo, scriviamo -, e di quale conseguenza questi cambiamenti avranno sui processi di lettura e scrittura. Le nuove tecnologie stanno cambiando il ruolo delle nostre mani, perché le disponibilità aptiche (in sintesi: percettive) delle tecnologie digitali sono chiaramente differenti da ‘tecnologie’ quali penna e carta, libro stampato e perfino macchina da scrivere.
Picchiettiamo con i polpastrelli e scrolliamo con il mouse, invece di mettere la punta della penna a contatto con il foglio. Questo spostamento di contatto da penna e carta, a mouse, tastiera e schermo comporta differenze e conseguenze importanti nell’APTICA della scrittura, a livelli assai diversificati eppure intrecciati:
nella scrittura utilizziamo soltanto una mano, mentre digitare sulla tastiera coinvolge perlopiù entrambe le mani; la scrittura a mano è sperimentata comunemente come processo lento e più laborioso della scrittura su una tastiera; la scrittura a mano richiede all’esecutore di modellare la forma di ogni lettera, mentre tale componente grafo-motoria non esiste nella digitazione su tastiera;
nella scrittura a mano i comandi motori e i feedback cinestetici sono strettamente collegati all’informazione visiva, sia a livello spaziale che temporale, mentre nel digitare avviene uno sdoppiamento spazio-temporale fra l’attenzione visiva e l’input tattile.
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