Il metodo grafologico è applicabile, oltre che alla mano-scrittura, anche ai logo, ai simboli e alla scelta dei font pubblicitari e della grafica sul web.

E’ innegabile che quando vediamo un’insegna o un logo aziendale ne riceviamo un’impressione che genera in noi apprezzamento o, viceversa, una qualche forma di avversione. L’impatto è tanto più significativo i quanto non agisce sulla nostra parte razionale-logica (anche se noi pensiamo ce sia così), ma piuttosto su quella intuitiva e inconscia, facendo leva sia sulla vastità di simboli che Jung attribuiva all’inconscio collettivo, diciamo ‘patrimonio di tutta l’umanità’, sia sui nostri ricordi e immagini personali, da cui derivano le nostre credenze e gusti estetici.

I colori, il carattere tipografico utilizzato, l’occupazione dello spazio grafico, la direzione e inclinazione delle parti sia scritte, sia illustrate, ci inviano un preciso messaggio, la cui decodifica ha senso sia su base individuale, sia su base sociale-collettiva.

Grazie a tali elementi si può quindi affermare che è possibile leggere il significato simbolico di un logo, un’insegna, un marchio; il logo di una ditta rappresenta la sua identità e i suoi obiettivi, ma anche il tipo di clientela cui si rivolge. Applicando i principali criteri grafologici al mondo della comunicazione aziendale è anche possibile dar vita a una nuova ‘branca’ della disciplina grafologica, studiata in Argentina da Vanessa Lerner (Specialista e docente di Grafologia pubblicitaria di Buenos Aires) e in Spagna dallo psicologo Manuel J. Moreno. E’ quindi possibile illustrare ai grafici pubblicitari e al mondo delle aziende quali sono in realtà le scelte adatte a veicolare l’immagine aziendale che si desidera inviare al proprio target, cioè i potenziali clienti.

Da un paio d’anni si trova nelle librerie spagnole la seconda edizione di questo interessante testo, frutto di un approfondito studio che fa leva sulla semeiotica grafologica di scuola francese, ripercorrendo, e applicandole all’interpretazione dei logo e delle insegne, le otto categorie principali: FORMA, DIMENSIONE, ORDINE,  DIREZIONE, INCLINAZIONE, CONTINUITA’ o COESIONE, VELOCITA’, PRESSIONE. Come cornice generale il simbolismo dello spazio di Pulver, grazie al quale si comprendono bene, come per la mano-scrittura, gli orientamenti consci-inconsci, l’andamento passato-presente-futuro e il linguaggio Io-Tu, alla base di ogni comunicazione.

Schema della Croce di Pulver, secondo il modello scrittorio occidentale.

Anche per le ‘insegne’ si analizzeranno quindi la forma (curva-angolosa, ampia, stretta…); l’inclinazione, cioè pendente verso destra, oppure dritta o rovesciata verso la sinistra; allungata o meno verso l’alto o verso il basso; con spazi ristretti fra lettere e/o parole; i margini.

Lo spazio in cui si delimita il logo o insegna è un po’ come il foglio bianco in cui si scrive a mano: rappresenta l’ambiente in cui l’Io (o la ditta) si esprimono e comunicano con chi legge.

Ricchi i riferimenti che l’autore, Manuel J. Moreno, psicologo e Presidente dell’Istituto di Grafologia Analitica in Spagna, al mondo della simbologia archetipica applicata alle forme (cerchio, quadrato, triangolo) e alle dinamiche; ricche le citazioni di studiosi del mondo della psicologia, antropologia, grafologia e caratterologia internazionali. Ne esce un quadro senz’altro stimolante e una prospettiva di studio innovativa. Ho preso spunto da questo testo per approfondire alcune tematiche ed esempi che svilupperò e posterò di seguito.

Un esempio preso da un famoso logo del mondo della moda:

Di fianco lo storico marchio francese che è il nome del creatore della maison che rilanciò nel dopoguerra la moda parigina, ridandole prestigio internazionale. All’epoca si trattava di una moda per pochi, elitaria, esclusiva.

Le lettere sono dritte, la verticalità degli assi (come se fosse una postura corporea) comunica compostezza ed un equilibrio un po’ distaccato.

Le maiuscole e la sola asta della lettera h sono più alte del resto delle lettere; ad una zona centrale compatta e misurata (senso pratico, senso dell’Io) si accompagnano alcuni accenni di fantasia, occasionale reverie e un’immagine amplificata ed autocelebrativa della propria creatività e importanza (le maiuscole alte e uno scarso spazio fra le lettere).

Più di recente il logo si è sensibilmente trasformato, l’orgoglio aziendale è rappresentato dalla dicitura ‘Paris’, qui sono aumentati gli spazi (le singole lettere aumentano la loro curva), aumenta la larghezza di lettere, fra lettere e fra parole. Si offre quindi maggiore disponibilità all’ascolto e l’azienda propone un’immagine di più grande ‘respiro’ e la comunicativa, pur rimanendo distinta, si fa meno altezzosa: