Come si esprimevano nell’intimità i ‘padri della Patria’. Mazzini (I/IV)

Mazzini

Molto è stato già detto sui personaggi che hanno fatto l’Unità d’Italia, in particolar modo nel 2011, anno in cui si celebrava il suo 150° anniversario. Anche le grafie di Mazzini, Garibaldi, Cavour e Vittorio Emanuele II sono state più volte considerate dai grafologi, primo fra tutti p. Moretti, ma io vorrei guardarle oggi alla luce di considerazioni più ‘lievi’, cioè meno pompose e celebrative, dal punto di vista dell’affettività, dell’intimità e dell’espressione erotica, un po’ per dare un seguito pratico ai post I, II e III, sull’argomento. Spero che nessuno si scandalizzerà per questa operazione che non vuole mancare di rispetto né alle figure in oggetto, né ai lettori.

Procediamo in ordine di ‘apparizione’ biografica. Il più anziano dei quattro è Giuseppe Mazzini, (1805-1872), genovese di famiglia ligure alto-borghese, era chiamato Pippo dai genitori e dalle tre sorelle. E’ stato un patriota, politico, e giornalista, ‘teorico’ dell’unità d’Italia. Irrequieto e spesso in movimento, condanne subite in diversi tribunali d’Italia lo costrinsero alla latitanza fino alla morte.

La grafia è Piccola, Staccata, di forte pressione (energia vitale), poco differenziata fra tratti ascendenti e discendenti, è inoltre Chiara, Nitida e Parca (non ha quasi Ricci), Accurata, Sinuosa, Dritta con qualche asta Pendente, un po’ Tentennante e Ponderata; ha Mantiene il rigo in contesto Disuguale metodico, Largo di e tra lettere e tra parole. Su questa base di intelligenza originale, sia intuitiva, sia analitico-speculativa e autocontrollata, memoria attenta e volontà ferma, si inseriscono Intozzata II modo (emotività), Aperture a capo (intenerimento erotico) e i segni di cessione che, se soggetivamente stimolati, possono scompigliare la compostezza generale e far saltare l’abituale self control.

Deve essere successo qualcosa del genere quando il solitario Mazzini, sempre chiuso nella sua stanza con libri, carta e penna, un sigaro e l’inseparabile chitarra nel 1831 incontra l’agiata vedova milanese (già madre di quattro figli) Giuditta Sidoli e se ne innamora.

Il momento è già critico, Mazzini è ricercato e si nasconde a Marsiglia. La donna fa momentaneamente breccia nel cuore di Mazzini e destabilizza, almeno per un po’, il primato assoluto della mente e del ragionamento e l’assoluta dedizione alla sola Patria di Pippo (così lo chiamano anche gli amici e compagni). Mazzini sarà lontano dalla scena ‘operativa’ per oltre un anno e accusato di trascurare gli amici e la Causa, soffrirà immensamente per gli insuccessi e i suicidi dei più cari e perderà in quel periodo molto del suo carisma ascetico presso di loro.

Mazzini è letteralmente travolto dall’improvvisa passione; le aste delle sue ‘g’ nella sua grafia restano incomplete, aperte a gancio sulla sinistra (repressione e inibizioni degli istinti), manca loro il collegamento fluido fra piano istintuale (zona inferiore) e piano di realtà (parte centrale rappresentata dalla lettera successiva). Egli non saprà, sulle prime, più gestire l’organizzazione nella clandestinità; non dimentichiamo che è un giovane di 26 anni, allevato in un clima ideale-morale forte e all’etica ‘doveristica’ (la madre, cui era legatissimo, era una fervente giansenista). Gli sarà costato non pochi sensi di colpa abbandonarsi a questo amore che gli avrà procurato disagi sia sociali (la signora era più anziana di lui, anche se di soli tre anni), sia morali; gli amici lo rimprovereranno di aver abbandonato per lei la Causa.

Gli eventi dolorosi e luttuosi che si erano verificati durante la sua latitanza all’estero (come il suicidio in cattività del giovane amico fraterno Jacopo Ruffini) lo faranno sentire, in qualche modo, responsabile. Molti amici gli rimproverano la poca lucidità e l’eccessivo ottimismo (qualche Riccio di Spavalderia) un po’ ingenuo. Tuttavia egli desidera riconfermarsi leader del movimento (l’eccessivo Staccata lede la fluidità dei processi di pensiero), l’Intozzata i modo è ambizioso, Dritta e Mantiene il rigo possono essere irragionevoli.

Pare che Mazzini e Giuditta abbiamo avuto un figlio e su questo evento la coppia, dopo poco più di un anno di relazione, si dividerà, se mai si fosse realmente formata. Non si saprà più nulla di Mazzini ‘padre’. Tornerà a quella laconicità e isolamento (nonché latitanza) che da sempre aveva caratterizzato e condizionato il suo agire. Non si sa molto di più della vita sentimentale di Mazzini, ma il peso dei sensi di colpa per come si sono svolte le vicende italiane all’inasprirsi della repressione (attraverso processi e fucilazioni), tradimenti e false speranze in spedizioni fallite….deve essere stato schiacciante per Mazzini trentenne (Ponderata, Calibro piccolo, Intozzata i modo, Dritta, Saccata, Mantiene il rigo, Nitida).

Per tutti i segni, vedi Glossario.

 

 

Le grafie prodotte per illustrare il post non sono necessariamente quelle utilizzate per la misurazione dei segni della stessa grafia.