Firma ‘autentica’ o menzognera: la nostra immagine in sintesi

L’uso della firma, come ‘sigillo’ personale era già in uso presso i nomadi dell’antichità, utilizzato soprattutto per marchiare e riconoscere il proprio bestiame nelle lunghe transumanze. Oggetti personali ‘firmati’, sono stati ritrovati, risalenti all’età della pietra.

La firma è soprattutto un atto col quale ci presentiamo al mondo, agli altri, alla società. La scegliamo, la elaboriamo, ci piace e con essa ci identifichiamo e ci riconosciamo.

Ho già evidenziato nel primo post sull’argomento, La firma, il nostro ‘logo’ (I parte), le possibili insincerità legate a come scegliamo di porgi e di quanto la firma non sia di per sé affidabile come elemento di spontaneità e quindi, da un punto di vista grafologico, dica poco sulla reale natura di chi scrive. La firma ha valore giuridico ed è al tempo stesso la nostra ‘copertina’. Restano pertanto validi alcuni elementi, già visti in quel post.

Oltre a nome e cognome (abbiamo visto che alcuni ìfamosi’ omettono o l’uno o l’altro, facendo della loro firma una sorta di ‘logo’), possono entrare a far parte della firma altri elementi accessori, come sottolineature, ricci, paraffe volte ad ‘abbellire’, ma più spesso a vestire l’Io sociale dello scrivente, camuffandone un po’ quello individuale. La firma è un ‘ideogramma’ la cui definizione inizia nell’infanzie e prosegue nell’adolescenza, periodo in cui i giovani si allenano particolarmente alla ricerca del proprio stile nella firma, più che nel resto della scrittura. Non si analizza la firma di un bambino, proprio perché estremamente in movimento.

Max Pulver, che per primo ha parlato del Simbolismo dello spazio grafico (vedi post), ha definito la firma: ‘una biografia in nuce’, oggi la si potrebbe paragonare a una etichetta di tracciabiltà o a un codice a barre o a un  microcip; insomma qualcosa che, in modo molto sintetico, consenta il nostro riconoscimento.

Ho già affrontato alcune caratteristiche possibili della firma, rispetto al teso e il loro significato. Qui ne aggiungo altri.

Forte disomogeneità fra gli assi delle lettere del nome e quelle del cognome indica dissidi nella famiglia d’origine e una certa ripulsa nei confronti del proprio ‘patronimio’ o delle proprie origini; quest’ultimo aspetto si cela spesso in chi firma col solo nome proprio, oppure penalizza il cognome nel redigere la firma (vedi Van Gogh nel precedente post).

Più le due parti del nome si ‘fondono’, per caratteristiche morfogenetiche o perché realmente attaccate l’una all’altra si ha la ricerca di ‘fusione’ equilibrata fra io pubblico e privato; individuale e sociale. Se anche il testo dello scritto e la firma così eseguita sono in armonia, la persona desidera apparire tale qual è, presa dal seguire il proprio filo logico. La firma legata esprime anche un buon rapporto con la figura paterna.

Possono verificarsi anche casi in cui sia firma che testo sia artificiali, ossia volutamente controllati e/o abbelliti, per cui la ‘maschera’ è il vero volto che lo scrivente vuole mostrare; la forma prende in tutto il sopravvento sul movimento, ma non vi è discordanza fra i vari aspetti identitari.

Talvolta la firma è meno leggibile del testo, ma occorre conoscere bene le abitudini di chi scrive per valutarne il significato. Forse si tratta di persona che deve apporre molte firme al giorni e allora tende a ‘strapazzarle’. Se invece, pur dovendo eseguire molte firme al giorno (come un dottore o certi manager) le esegue in modo chiaro e leggibile, senza deformarle le lettere per eccessivo dinamismo o fretta, è segno di prolungata precisione e scrupolisità, spesso legata al ruolo professionale (esempio insegnanti, impegnanti di banca, notai….).

Quando è il testo ad essere più oscuro della firma, viene a mancare la spontaneità comunicativa, ma il modo di presentarsi, il ‘biglietto da visita’ si presenta meglio della ‘sostanza’ che poi seguirà, cioè il tipo di relazione.

Testo e firma disomogenee, con Disordinata, non mostrano un alto livello di consapevolezza della dicotomia e quindi lasciano poco margine di ‘autoriforma’.

Talvolta la grafia è relativamente disadorna, semplice, mentre la firma è ornata, sottolineata con una paraffa esagerata o addirittura ‘cancellata’ da un tratto che può andare o da sinistra verso destra, come il senso della nostra scrittura, o addirittura da destra verso sinistra, cioè eseguendo un movimento regressivo, oltre che di ‘cancellazione’, che potrà coinvolgere tutta la firma, o il solo nome, oppure il solo cognome.

Sarà la relazione fra testo e firma (dimensione, pressione, inclicazione, tratto, chiarezza o meno, ‘stile’, rapidità, fluidità o meno…) a permetterci di meglio cogliere se vi è reale coerenza fra le due istanze.

Gesti ‘avviluppanti’ della firma (Paraffe) sono da intendersi come protettivi dell’Io o della sua immagine; si protegge chi si sente minacciato.

 

Sopra: vari tipi di firma.

Sotto: firma ‘cancellata’, circondata e inquadrata dalle loro paraffe o sottolineature:

La firma in stampatello, soprattutto se eseguita dopo uno scritto in corsivo, può indicare o poca dimestichezza col gesto scrittorio, poca cultura e uno scarso bagaglio cognitivo, oppure – in un contesto più Fluido e vivace – rispetto delle regole, ma senza ‘metterci la faccia’.

La firma più grande del testo è di chi vuole darsi importanza e desidera una qualche forma di riconoscimento sociale.

La firma più piccola del testo è di chi si mantiene sotto un profilo di modestia e umiltà, ma anche autoprotezione per inibizione o timidezza. Può accompagnare una scarsa autostima (sarà il contesto a chiarire la chiave di lettura).

La firma tracciata con maggiore rapidità del testo indica confidenza in chi ci legge, poiché ci conosce non c’è bisogno di sottolineare con chiarezza chi siamo, mentre una firma più lenta e chiara è tipica di persona che cura gli aspetti formali e legali.

La firma chiara e leggibile è di chi non tralascia di onorare gli impegni e cerca un equilibrio fra l’espressione personale e la norma.

Una firma meno chiara del testo, completamente illeggibile (o, peggio, più complicata) è di persona che si sente e si porge come ‘superiore’, per cui non perde tempo a definirsi con chiarezza all’interlocutore.

Sopra, firma più sciolta e meno chiara perché più rapida del testo.

Sotto: firma più inclinata a destra (Pendente) della grafia usuale, la persona ha tendenza alla riservatezza, ma allo stesso tempo desidera comunicare calore quando si presenta.

 

 

Se la grafia è Dritta e la firma Rovesciata (inclinata a sinistra), abbiamo una barriera timorosa che induce a una scarsa intimità e confidenza relazionale.

Accanto firma Rovesciata, Accartocciata, con grumi da Intozzata II modo (vedi Glossario).

Sotto vari esempi di firme e sigle di Napoleone Bonaparte (1769-1821); pare che ne avesse almeno una cinquantina, a seconda delle occorrenze (spesso le persone ‘visibili’ hanno almeno due firme, una più pubblica, l’altra più ‘privata’):