Come ci porgiamo e come ci sentiamo; firma fra identità reale, Io ideale e ‘maschera’.

La firma avrà sempre, anche in epoca digitale, un grande valore, legale, ma anche espressivo, personale.

Moretti non si è dedicato in modo dettagliato allo studio della firma, ad essa applicava sostanzialmente gli stessi criteri dello studio dell’intera grafia, limitandosi ad osservare se l’una e l’altra fossero fra loro omogenee o in che modo il ‘sigillo’ differisse dal testo.

Nell’insieme, per lo studio di una firma si guardano la grandezza, la pressione, se è estesa o ‘siglale’, se viene prima il nome o il cognome, se ci sono ricci, paraffe, sottolineature, se è chiara o oscura e come si posiziona rispetto al foglio e allo scritto precedente.

Non pare anche voi un controsenso la richiesta di certa modulistica di ‘firmare in modo leggibile’? Una firma è una firma, un marchio, una ‘griffe’ (un ‘blasone’ per alcuni), ma che sia Chiara o Oscura dipende dalla natura di chi scrive.

Per Max Pulver, autore di ‘Simbolismo dello spazio grafico’, la firma è ‘un’aubiografia in forma di stenogramma’ e per l’allieva di Jung, Ania Teillard, analista e grafologa (autrice di ‘L’anima e la scrittura’), è ‘il campo in cui danno libero corso le manifestazioni dell’inconscio’.

Va anche detto che, proprio perché rappresenta il nostro modo di porgerci agli altri, la firma può risultare meno spontanea di un testo. Essa rappresenta sia come siamo che come vogliamo apparire, per cui rivela al tempo stesso qualcosa di noi, ma anche aspetti del nostro Io ideale. Può quindi essere meno spontanea di un nostro scritto esteso e non si presta, non da sola in ogni caso, allo studio grafologico.

Tuttavia, secondo il rapporto che firma e grafia hanno gra loro in ordine allo stile, ma anche alla distribuzione spaziale, non possiamo negare che la firma ci riveli qualcosa di fondamentale, in quando espressione di un  gesto altamente personalizzato, che ha impiegato anni per formarsi e strutturarsi così come appare nell’età adulta.

Lo sanno bene i ragazzi che, soprattutto nel periodo dell’adolescienza, si dedicano a una vera e propria ricerca del proprio stile scrittorio, esercitandosi con firme e ‘logo’ che più li rappresentino. E’ in genere alla fine di quel periodo che la firma si conferma come tale e resterà sempre riconoscibile, pur con alcune variabili personali (talvolta patologiche, ma questo è un altro argomento).

Firma e testo

Firma e testo affini, o omogenei, sono segno di equilibrio, soprattutto nell’autopercezione. Di solito questa è la situazione ideale, la più conforme ed auspicabile. Ciò non toglie che persone abituate a vestire ‘personaggi’, come la gente di spettacolo o certe pesonalità un  po’ ridondanti, possano avere una firma più complessa, o ‘arzigogolata’ o con maiuscole più grandi di quella di un loro testo scritto esteso.  Talvolta la firma appare più mascherata o ingombrante rispetto al corpo del testo; più raramente più piccola o semplificata, ma è possibile.

Sopra: grafia del poeta tedesco Reiner Maria Rilke (1875-1926), la cui firma è sensibilmente più grande del testo.
Lo stesso avviene per la firma del terzo Presidente degli Stati Uniti, Thomas Jefferson (1743-1826), in cui testo e firma
appaiono disomogenei fra loro:

Posizione della firma rispetto al testo o al foglio

Quando riceviamo una nota firmata, l’occhio ci cade subito sulla distribuzione dei pieni e dei vuoti (vedi il mio post ‘Pieni e vuoti nella scritura’) e anche sul rapporto fra maiuscole e minuscole e fra testo e firma, come già visto, poiché lo spazio ha un forte significato simbolico.

Firma a sinistra

La sinistra rappresenta, nel nostro modo di scrivere da sinistra a destra, l’origine, il passato, la tradizione, il conosciuto.

Ecco perché firmano a sinistra (in modo non conforme al nostro schema culturale, che prevede la firma a destra) le persone legate al passato, che cercano nello stesso luogo, lo stesso impiego, dei riferimenti rassicuranti e non si spingono volentieri all’avventura.

Firma a destra

Viceversa la firma a destra esprime più arditezza nei confronti del futuro, dell’iniziativa e dell’azione.

Firma al centro

Possiamo avere firme centrali da ‘primattore’, ma sempre un po’ insicuro, che si pompa per darsi un maggior peso, oppure proprio di persone che collocandosi in posizione centrale cercano di darsi ciò che non pensano di avere: visibilità e allo stesso tempo una sorta di protezione sia dal peso del passato che dai rischi del futuro.

Sopra: firma Ampollosa e collocata centralmente (qui si vede poco per il ‘taglio’ dell’immagine) di Brigitte Bardot.

Vediamo altri esempi di firme:

Tre firme a nome ‘Fleming’:
in alto quella di Sir Alexander (1881-1955), batteriologo scozzese, scopritore della penicillina; in mezzo quella di Sir Ambrose (1849-1945), ingegnere elettrico e fisico inglese; sotto quella di Ian (1908-1964), scrittore inglese, papà’ dell’agente segreto 007.
Stesso nome, tre modi diversi di esprimersi nello spazio.
 
Sopra: grafia e firma di Helen Beatrix Potter (1866-1943), autrice e illustratrice inglese di testi per l’infanzia.
La firma è a destra, chiara, semplice, perfettamente in armonia col testo.
 
Qui sotto il ‘logo’ di Mao Tse-Tung (1893-1976), la firma con paraffa del ‘sanguinario’ Marat (1743-1793), del campione di Boxe Rocky Marciano (1923-1969) e quella con sottolineatura, iniziale del nome e solo cognome di Guglielmo Marconi (1874-1937).

 Sopra il ‘sigillo’ a mano dell’imperatore del Giappone Hiroito e quella con sottolineatura del regista inglese Alfred Hitchcok; Legata, Attaccata, Curva, Disuguale metodicamente, Scattante….
 
 
Firma sottolineata e ‘logo’  creativo dell’atleta inglese Frederick  James Archer (1847-1886), morto suicida all’età di 29 anni. 
 
Nome e Cognome
 
Sotto la firma con il solo nome di Vincent Van Gogh

Mentre Mozart (sotto) spesso preferiva scrivere il solo cognome o patronimio….
 
 
 
 
Parleremo ancora delle firme,
intanto vi lascio la mia!