L’inventore dell’esperanto, lingua ausiliare che abbraccia molte culture nella…semplicità

Pur essendo nato una quarantina di anni prima del fondatore della grafologia italiana, Ludwik Leijzer Zamenhof, oculista ebreo di Bjalostok (all’epoca in Lituania,’territorio’ della Russia zarista, oggi Polonia), ha operato circa nella stessa epoca, anche lui su un fronte a dir poco originale: la creazione e la diffusione di una lingua universale adatta alla comunicazione (verbale) di uomini con uomini, basata su concetti di uguaglianza.

Per Zamenhof (1859-1917), figlio di un severo insegnante di lingue, cresciuto in ambiente ‘multiculturale’, la comunicazione fra diverse etnie e popoli è stata un vero e proprio ‘leitmotif’ esistenziale e operativo fin dall’adolescenza. Mosso dalla diversità linguistica in cui egli stesso era cresciuto, parlando russo (la sua lingua principale), polacco, tedesco e yiddish (la ‘lingua’ degli ebrei askenaziti, cioè mitteleuropei). Fin da giovanissimo si era dedicato anche allo studio di greco e latino e, oltre all’yiddish, parlava correttamente anche l’ebraico e imparò l’inglese.

Dunque già da giovane Zamenhof era consapevole di molte radici e ‘portate’ linguistiche, conoscendone bene sia la struttura che la musicalità. Trovare una lingua comune significava trovare un punto di intesa, o perlomeno di possibile dialogo, fra gruppi assai poco affini e spesso ostili. Le basi strutturali e grammaticali dell’Esperanto (lingwe universala) erano già gettate quando ancora il loro autore era un giovane liceale.

Oggi, dopo più di 150 anni da allora, l’agognata ‘lingua ponte’ o lingua ‘ausiliaria’ di Zamenhof è utilizzata per alcuni eventi internazionali e conosce un nuovo impulso nell’era della comunicazione telematica; si colloca al ventisettesimo posto per il numero di voci tradotte su Wikipedia, l’enciclopedia on line di Google.

Vediamo le caratteristiche della grafia del ‘papà’ della ‘lingua dell’amicizia’:

Gli indici grafologici della scrittura sono Filiforme, Pendente (che ci dicono la sua sensibilità e delicatezza d’animo di base), Sinuosa, Aperture a capo in asse (per la comprensione dell’animo umano e la predisposizione alla tenerezza e all’empatia), Ricci della sobrietà, Intozzata II modo, per la riservatezza, timidezza ed emotività sensibile, (per la decodifica dei ‘segni’, vedi Glossario nella Home page).

Su questa base grafica delicata e ‘dedicata’, si innestano segni vigorosi come Dinamica (che dà tendenza a ricerca mentale incessante, curiosità e dinamismo, appunto); Disuguale metodico e non metodico del calibro per l’originalità mentale e operativa; Scattante e Contorta (per la continua verifica delle intuizioni e dei metodi) e la predisposizione alla logica e alla consequenzialità di opinioni e azioni (Attaccata).

Gli stessi indici rivelano la forte, quasi impellente, capacità organizzativa di Zamenhof, grazie in particolar modo alla miscela Attaccata, Dinamica, Disuguale Metodico, Scattante, Contorta e buon Mantiene il rigo.

Scattante è il segno del talento e della sensibilità musicale e della predisposizione all’apprendimento (e alla corretta riproduzione sonora) delle lingue. Musicalità e lingue presuppongono la stessa qualità di base: buon ‘orecchio’. Spesso infatti sia compositori o esecutori musicali (musicisti e cantanti), che poliglotti, hanno in varia misura e in varie combinazioni il ‘segno’ Scattante nella scrittura che conferisce al movimento delle lettere sul rigo-base l’andamento delle note in una partitura. Non è un caso che molti musicisti e soprattutto direttori d’orchestra, parlino spesso così bene più lingue. Scattante ha una voce piacevole, calda e soprattutto modulata (vedi post).

Nelle aste per lo più Rette, nel Mantiene il rigo, Attaccata e qualche angolosità ai vertici superiori delle lettere (Angolo B), possiamo leggere anche la tenacia e la ‘tenuta’ (gentile) di tutta una vita del dottor Zamenhof, che ha lottato e resistito sempre contro ostacoli e pregiudizi, contando più sulla forza delle idee, della sua ‘visione’, non certo sulla propria costituzione fisica, piuttosto fragile.

Nel Largo di lettere leggiamo l’ampiezza dello spazio di ascolto che Zaminhof offriva all’altro, al Tu, cui ha sempre dedicato la sua opera incessante, generosa e originale.

L’ambizioso progetto del minuto oculista aveva del poetico e del visionario: creare una lingua che aiutasse nella risoluzione dei contrasti, quei contrasti che aveva vissuto intorno a sé fin dall’infanzia e che pulsavano in lui (Contorta, Scattante, Dinanica, su base Filiforme) e che aveva saputo ‘governare’ con sensibilità e grazia (Sinuosa e qualche Angolo C), ma anche fermezza e generosità (Triplice larghezza equilibrata), andando ‘oltre’ quello che in psicologia moderna si chiama ‘vissuto’ o ‘risentito’ emozionale.

Certamente questo sforzo consapevole ha causato a Zamenhof occasionali cali di tono, soprattutto in età matura (cenni di Discendente, pressione a volte affievolita su base Filiforme, soprattutto nella firma e alla fine di testi più lunghi), ma la sua stabilità di fondo e la forza persuasiva (ed endurance) del suo comunicare hanno fatto si che il suo sogno si potesse avverare.

Zeminhof, uomo originale per il tempo e il contesto in cui ha vissuto, non era un ‘condottiero’ (vedi Michelangelo in Porfolio, Madre Teresa o Maria Montessori), ma sicuramente era un Maestro e fratello dell’Umanità (vedi Herman Hesse, sempre in Porfolio o Albert Schweitzer).

 

 

Le grafie prodotte per illustrare il post non sono necessariamente quelle utilizzate per la misurazione dei segni della stessa grafia.