Che strumenti servono al grafologo per operare?
(PRIVATI)
1. La consulenza o ‘analisi’ di una grafia.
Che si tratti di un adulto o di un bambino o di un adolescente, prima di tutto serve una scrittura spontanea, a mano, di almeno una pagina (minimo 15 righe, il testo è indifferente, su foglio non rigato, redatte su un appoggio comodo). La lettera sarà firmata per esteso e con ogni altra ‘sigla’ utilizzata abitualmente, datata e contenere anche la modalità abituale dello scrivente di redigere un indirizzo su una busta (vedi ebook gratuito: ‘Cenni di grafologia’).
A parte, o in una nota a mani in fondo alla lettera-campione, sarà necessaria l’autorizzazione all’uso del materiale, ai sensi dell’art. 13 d. lgs. 196/2003 a fini di studio, pubblicazione, conferenze.
Più campioni di scrittura, di epoche diverse, anche redatti su fogli a righe o quadretti e datati, possono rendere lo studio più completo e vanno ad aggiungersi al precedente.
Talvolta abbino al ‘dossier’ di grafie anche schizzi o disegni.
A questo punto basterà annotare età, genere, tipo di studi svolti e se chi scrive è mancino o destrimane (vedi ebook).
Serve una lente di ingrandimento; io ne utilizzo un paio, una graduata e una no.
Una riga e un goniometro, per la misurazioni delle inclinazioni e degli angoli.
Della carta millimetrata trasparente (non si trova più, io me la faccio da sola, fotocopiando sul lucido o carta da disegno tecnico), con la quale misuro le disuguaglianze del calibro e dell’inclinazione.
Una buona fonte di luce ( e le ‘giuste’ protesi oculari….secondo le necessità).
Non vi nascondo che può ancora servire avere accanto le opere principali del Maestro, padre Moretti; il suo Trattato, i testi più ‘critici’, come ‘Scompensi e Anomalie’, ‘Vizi capitali’, ‘La passione predominante’; opere dai titoli così…datati e dal sapore apparentemente ‘moralistico’, eppure attualissimi e corposi (cioè capaci di dare ancora molto ‘nutrimento’ anche al grafologo….consumato).
Ovviamente occorre anche un buon dizionario grafologico o un manuale che lo contenga; i miei poi sono tutti pieni di appunti e note personali (apposte rigorosamente solo a matita!), accumulate nel tempo.
Quanto tempo occorre per ‘studiare’ una grafia?
Una scrittura va tutta ‘smontata’ nei suoi componenti, misurata pezzo per pezzo e poi ri-assemblata secondo i Temperamenti, la dominanza o meno e categorie o ‘sindromi’ che abbiano un senso. Ci vogliono ore! Personalmente poi voglio dormirci su almeno due notti:
non se ne parla di analisi da salotto, fatte all’impronta!
Non importa se il grafologo esperto negli anni si è formato un ‘occhio clinico’, come dicono alcuni (cosa sicuramente corrispondente al vero), la scrittura va maneggiata con cura e il tempo fa sicuramente parte degli ‘strumenti’, la fretta no. Un tempo che sia anche ragionevole per arrivare a una sintesi che stia in piedi.
Oggi non scrivo le analisi; seguo a voce uno schema (un misto fra scaletta e mappa mentale) e ne parlo di persona, anche via Skype. Skype è strumento di comunicazione (gratuito) un po’ misconosciuto e, a mio avviso, erroneamente snobbato dai professionisti; io lo trovo utile per dialogare anche da chi vicino (geograficamente) non è. E’ utile anche per lavorare in piccoli gruppi, utilizzando la modalità ‘conferenza’.
(PRIVATI)
2.a. Consulenza o parere preliminare
Per formarsi un parere su uno scritto sospetto ‘falso’ (lettera anonima, testamento olografo, firma su assegni o altro documento e persino un ‘murales’) occorre la scrittura sospetta possibilmente in originale (ovviamente non il murales!) e uno o più scritti di comparazione, provenienti da documenti ‘certi’.
La faccenda non è facile, ma – a mio avviso – è sicuramente preferibile non affidarsi alle sole copie fotostatiche per imbastire un ‘parere’, nemmeno provvisorio.
L’analisi identificatoria di uno scritto può anche essere orale e il materiale che serve è lo stesso elencato al punto 1. In un secondo momento può servire consultare testi di grafologia forense, per le citazioni e le note da inserire eventualmente nel parere o nella relazione scritta.
2.b Relazione scritta per un privato (o il suo legale)
Serve lo stesso materiale di cui sopra, materiale di cancelleria e, per la compilazione, occorrono anche un computer (e saperlo usare, soprattutto per l’inserimento delle immagini), una stampante e uno scanner.
Eventuali copie oggi si mettono su CD (e quindi serve essere attrezzati allo scopo).
In questa fase potrebbero servire un microscopio elettronico stereoscopico, una lampada a luce radente o a infrarossi o l’indirizzo e la disponibilità di un buon laboratorio per i rilevamenti speciali.
Nella mia esperienza, una macchina fotografica digitale discreta, con una fonte di luce e un cavalletto anche da tavolo, spesso è sufficiente.
Il proprio ‘timbro’ professionale e la propria penna preferita (vedi post ‘Grafia spontanea e comodità’, vale anche per il grafologo), per firmare.
Quanto tempo occorre per formarsi un convincimento peritale di massima?
Dipende principalmente da quanto materiale va studiato e confrontato, ma per un parere di massima, su qualche firma o un testamento di circa mezza pagina, se il materiale di comparazione è sufficiente, occorre giusto qualche giorno (e qualche notte).
L’analisi di una grafia richiede tempo e molta energia ‘di qualità’.
Per redigere un parere scritto, ovviamente di più, ma questo viene valutato e comunicato al cliente e al legale.
Valeria
Gentile Valeria,
sono un dilettante della materia, prima o poi dovrò decidermi a intraprendere un percorso più strutturato.
Il fatto, come Lei scrive, di “smontare la scrittura pezzo per pezzo”, significa dover misurare tutte le lettere del saggio grafico secondo le varie categorie (curva, inclinazione etc.) o basta misurarne una certa percentuale per avere un campione comunque rappresentativo? Ho letto che, ad esempio, la misurazione del Disuguale Metodico va fatta almeno su 100 lettere, come comportarsi per le altre misurazioni?
La ringrazio in anticipo se avrà modo di rispondermi
Salve Francesco, la tua domanda, se posso permettermi, è molto ‘maschile’, dico questo perché forse la mia risposta ti suonerà ‘femminile’, oppure vaga, mi sforzerò di trasmetterti quanto ho maturato con l’esperienza, poi a tua volta tu stesso troverai – al di là del metodo e della scuola – il tuo modo di procedere.
Visto che sei un ‘dilettante’, direi prima di tutto di affidarti ad un buon metodo o scuola. Se decidi di seguire Moretti avrai una serie di indicazioni su come eseguire le misurazioni segno per segno, idem per la scuola francese e così via. Mi sembra che ti riferisci alla scuola italiana, visto che citi il Disuguale metodico. Occorre avere un insegnate e un gruppo di riferimento per evolvere, ma se decidi di fare da solo con il manuale del Moretti e gli ottimi libri dei suoi successori, forse ti complicherai un po’ la vita con domande come quella che hai posto a me….All’inizio si misura tutto, ovviamente in relazione al campione di scrittura di cui disponiamo, che è bene sia corposo e distribuito preferibilmente in un vario arco di tempo. Si identificano i segni Sostanziali, poi Modificanti, poi Accidentali e le sindromi, o gruppi di segni relativi all’Intelligenza, alla Volontà, al Sentimento. Si definisce bene il Gesto grafico globale dello scrivente, il suo Temperamento (o meglio i ‘suoi’ temperamenti’) e alla fine il Gesto fuggitivo (i piccoli segni). Non a caso si chiama ‘analisi grafologica’, perché …si analizza. Occorre poi però eseguire una buona sintesi di tutti gli elementi rilevati e dare ‘voce’, per così dire, sia a quelli convergenti che a quelli apparentemente dissonanti perché lo scrivente ne esca con la migliore mappatura possibile delle sue sfumature temperamentali e personali, sempre tenendo conto del suo quadro culturale di riferimento. Una volta individuata la sequenza del Disuguale metodico di una certa grafia (ad esempio) con l’aiuto della carta millimetrata trasparente (se non la trovi in commercio la fai da solo su un foglio trasparente o semitrasparente), vedrai che questa sequenza si ripete per tutta la lunghezza del testo; se così non fosse occorrerebbe controllare la misurazione di base, ossia l’intera frequenza. Io dò molta importanza alla parte centrale di uno scritto, mentre misuro, ma tengo d’occhio anche l’andamento iniziale (di solito un po’ meno spontaneo) e quello finale (può rivelare segni di stanchezza) per comprendere la gestualità globale di chi scrive. Con l’esperienza, tanta esperienza, l’occhio si abitua ad una più veloce analisi e anche sintesi e tende a procedere quasi a ritroso, partendo spesso dal ‘gesto fuggitivo’ per risalire al contesto generale…..quindi: coraggio! Valeria