Nuovi strumenti scrittòri e posture diverse che oggi compromettono la vista e la schiena dei nostri ragazzi e la grafia….non è nemmeno un granché.
La penna a sfera venne creata, quasi per caso, dal giornalista ungherese Laszlo Jozsef Biro nel 1938. Vedendo una palla che, uscita da una pozzanghera, lasciava una scia sulla terra, egli pensò che questo principio potesse valere anche con l’inchiostro.
La prima penna a sfera venne messa in vendita il 29 ottobre 1945 in un grande magazzino a New York al prezzo di 12,50$. In Europa fu commercializzata all’inizio degli anni ’50 ed entrò nelle nostre scuole una decina di anni più tardi.
Sembra che il primo a chiamare comunemente la penna a sfera biro sia stato lo scrittore italiano Italo Calvino (1923-1985), dal nome dell’ inventore.
L’avvento della penna a sfera ci ha affrancati da pennino e calamaio; ha consentito una modalità scrittoria più agevole, ma – come tutte le facilitazioni – ha portato alcuni rischi…
Avvicinando molto di più il corpo alla punta del uovo strumento scrittorio, siamo lentamente scivolati verso posture scorrette e, visto che gli scolari sono stati lasciati liberi di ‘accasciarsi’, senza che venisse fornita loro una sufficiente indicazione di correttezza posturale, sono ‘fiorite’ impugnature dello strumento scrittorio che, tutt’oggi, nascondendo ciò che si va scrivendo, costringono ad inclinarsi per ridurre la distanza dal foglio, utilizzando una visione di tipo asimmetrico (un occhio alla volta).
Così al mancato insegnamento corretto della manoscrittura corsiva nei suoi elementi interni e di collegamento (vedi post I/II/III), si è aggiunta la mancata correzione della postura visuo-corporea e del modo appropriato di impugnare la penna.
MODO CORRETTO: La penna va tenuta fra indice, pollice e medio, in modo da procedere agevolmente da sinistra a destra senza che la mano stessa copra visivamente quanto si va via via tracciando. Si evita così alla testa o a tutto il torso di flettersi in pose complicate, vòlte proprio a compensare la scarsa visuale.
Intendiamoci, la vista c’è, ma la corretta visione viene a mancare.
I tre polpastrelli si trovano ciascuno su un lato diverso della penna, formando una figura a triangolo equilatero. Per questo L’impugnatura corretta per una buona visione è facilitata da penne e matite a fusto triangolare-prismatico, cioè sfaccettate.
Succede spesso invece che i ragazzi (60%) impugnino lo strumento scrittorio tenendo il POLLICE IN AVANTI:
Questa modalità NON FAVORISCE UNA CORRETTA VISIONE e ricorda un po’ la presa del cucchiaio da parte del bambino piccolo, ancora inesperto. Questa presa non permette l’opportuna flessibilità delle dita che si ‘saldano, come in un blocco, verso il palmo della mano. La penna rimane bloccata tra i polpastrelli dell’indice e del medio. Il pollice rimane esterno e proteso in avanti, e questa ‘presa’ risulta inefficace a ben condurre la penna.
La penna assume un’inclinazione piuttosto verticale facendo leva sull’articolazione del polso e talvolta (sic!) persino della spalla.
IMPUGNATURA A MORSO:
In questa presa le dita si flettono verso il palmo della mano, come per aumentare la superficie di contatto, per ridurre la tensione.
Anche la presa ‘a morso’ non favorisce la visione corretta; la adottano bambini che per l’eccessiva tensione interiore alternano la visione monocularmente, spostando ritmicamente il corpo ora a destra ora a sinistra.
I polpastrelli di pollice e medio bloccano la penna in punta al centro della terza falange distale dell’ anulare. La penna assume un’inclinazione verticale leggermente inclinata verso il soggetto.
Il movimento della scrittura, quasi assente a livello delle dita, viene localizzato sull’articolazione del polso o scomposto in più articolazioni superiori, fino a quella della spalla.
La utilizzano bambini tesi che premono in modo eccessivo sul foglio producendo solchi ben visibili sul foglio.
IMPUGNATURA POLLICE INTERNO:
Questa presa è tipica di chi ha le dita lunghe o è mancino e, per vedere ciò che scrive, deve flettere il polso (i mancini flettono maggiormente).
Il pollice viene chiuso all’interno del palmo dall’indice (a volte anche dal medio), che lo sovrasta.
Nella POSIZIONE CORRETTA, talvolta il dito medio fa scivolare il suo appoggio dalla punta del polpastrello (falangetta) alla porzione media.
Tornerò sull’argomento!
Valeria
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