Una biografia che illustra la voce potente dall’ampio registro drammatico e la scrittura della celebre cantante lirica scomparsa in solitudine nel ’77.

Maria Callas (nata Maria Anna Cecilia Sofia Karagelopoulos, a New York, 2 dicembre 1923) è stata la più celebre cantante lirica del secolo scorso.

Già a tre anni Maria ascolta arie d’opera eseguite sulla pianola dai colti e agiati genitori greci, a quattro comincia a mettere assieme le prime melodie, deliziando il vicinato della 192° strada a Manhattan.

Nel 1928, sfuggita al controllo della madre, la piccola Maria è investita mentre attraversa la strada, salvandosi solo per miracolo, dopo 22 giorni di coma. Durante il lungo stato d’incoscienza ‘strane musiche le ronzavano nelle orecchie’. Sembra che dopo l’orribile incidente Maria abbia sviluppato un carattere completamente diverso da prima, mostrandosi ombrosa, ostinata e ribelle, insomma quel ‘cattivo carattere’ di cui tanto si parlerà nel corso della sua carriera. Penso che non fosse poi così ‘cattivo’, quanto poco adatto o poco accettato su di una donna, soprattutto all’epoca, vedremo più avanti perché.

Nell’anno 1929 il padre apre una farmacia a Manhattan, Maria segue una brillante carriera scolastica e, parallelamente, dal 1931 prende lezioni di canto (sotto la guida di una ignota “signorina Sandrina”, artefice della sua prima impostazione vocale) e di pianoforte. Per proprio conto (come ricorderà più avanti la stessa interessata), si esercita alternativamente solo su due arie, la Habanera dalla Carmen di Georges Bizet e Io son Titania, dalla Mignon di Ambroise Thomas: un’aria di contralto e una di ‘soprano di coloritura’, vicinissima al mezzosoprano.

Troviamo nel tratto di Maria Callas la forza, la determinazione e la volitività, i tratti sono slanciati, i tagli delle t decisi e protesi in vanti, il contesto è molto fluido, la tenuta del rigo salda, ma nulla è rigido, al contrario; il contesto è armonico e di una certa delicatezza (pressione principalmente Filiforme, ricca di chiaro-scuri).

Di robusta costituzione, sviluppa molto presto un’importante disfunzione ghiandolare, che la porterà ad un’abnorme crescita di peso. Nel 1935 i genitori si separano e la madre, ritornata in Grecia, portandosi dietro Maria. Una volta in Grecia è ammessa al Conservatorio di Atene dove si diploma in canto, pianoforte e lingue, studiando con il soprano italiano Maria Trivella. Comincia a essere notata in concorsi giovanili di canto e inizia la luminosa carriera che le farà guadagnare l’appellativo di ‘Divina’.

Maria è naturalmente dotata di una memoria prodigiosa (soprattutto memoria di pensiero per la presenza di Calibro medio, Mantiene il rigo, cenni di Scattante e Dinamica, con Filiforme) per lei è facile assimilare tutte le parti di una partitura, anche difficile e in tempi brevissimi (Veloce, Disuguale metodicamente).

Un aneddoto non verificabile vuole che la Callas abbia addirittura cantato da sola il duetto Otello-Desdemona, dall’Otello di Rossini, alternandosi nelle due parti sia come soprano che come tenore.

Nel 1945 conclude un settennio prezioso per successi e esperienza di vita (nel periodo della guerra, Maria, sua madre e sua sorella, nascondono soldati inglesi in casa) e torna a New York, dove assume il cognome di Callas. La decisione è certamente influenzata dalle durissime condizioni della vita in Grecia e dal desiderio di riavvicinarsi il padre, per abbracciarlo e per il timore che le vanga sottratta la cittadinanza americana che non vuole perdere. Raggiunge così il padre: saranno due anni non particolarmente felici, anche artisticamente.

La distribuzione dei margini, nello scritto, mostra chiaramente una propensione verso la destra, la direzione del futuro, dell’iniziativa e, simbolicamente, del padre, mentre il margine di sinistra è più frastagliato, meno stabile. Non stupisce dunque che Maria Callas abbia sempre dimostrato, unitamente alle qualità di fermezza e determinazione viste sopra, anche una certa intraprendenza e risolutezza nell’iniziativa, distaccandosi volentieri dal passato e dalla tradizione, alla ricerca del nuovo.

Si reca quindi in Italia, l’unico Paese in cui una cantante con i suoi mezzi vocali e il suo talento sa di poter trovare una definitiva consacrazione.

Parallelamente, continua a studiare canto, perfezionando la sua tecnica. Conosce il sedicente agente teatrale Eddie Bagarozy, che si rivela essere un affascinante imbroglione e approfittatore.

La grafia nell’insieme è Chiara e Accurata spontanea; non manca quindi di una certa ingenuità di fondo, dovuta soprattutto al fatto che le sono estranee la meschinità e il calcolo e quindi non li sospetta nemmeno in chi la circonda.

Nel giugno 1947 la Callas incontra Giovanni Battista Meneghini, grande appassionato di lirica e possessore di una fiorente industria di laterizi, molto più anziano di lei (ancora un richiamo alla figura paterna?), che due anni più tardi diventerà suo marito e manager. Successivamente sarà un trionfo in tutti i teatri italiani e in tutti i ruoli, grazie alla poderosa estensione vocale e quel timbro vocale un po’ ‘strano’, che a volte le causerà anche qualche ostacolo.

La Callas non solo riesce a fare della sua permanenza alla Scala un “dodicennio d’oro” parallelo a quello di Toscanini, ma spezza l’artificioso equilibrio creato dalla sovrintendenza, ponendosi (per volontà dei colleghi stessi) a capo del quartetto principale, sdoppiandosi per giunta in due diversi cast stellari .

L’appoggio di colleghi e amici è per lei fondamentale, poichè pur avendo grandi capacità mentali, ideative e intuitive e una naturale predisposizione a proporsi, tuttavia non ha una forte energia (prima di tutto fisica), ricordiamo che la pressione è di tipo Filiforme e la Divina mal regge gli stress. Le aste letterali sono tendenzialmente dritte, le maiuscole importanti, in contesto di Calibro medio; l’esigenza di riconoscimento forte (si vedano gli occhielli delle aste e le maiuscole rigonfi).

Ideativa, innovativa, coraggiosa, ma anche fragile, dunque.

Forte in Maria una concezione creativa e sperimentale; la grafia presenta Disuguale metodicamente del calibro (per la terminologia, vedi il Glossario), Accurata spontanea e Veloce. E’ laconica ed essenziale nella comunicazione, che può assumere toni sbrigativi (mancanza, o quasi, di Ricci).

Temperamentalmente si tratta di una persona sensibile, timida, introversa, preoccupata del giudizio altrui, sicuramente femminile, con personalità originale, senso della distinzione, buon gusto e creatività, forte delle proprie idee e di una certa resistenza elastica alle difficoltà della vita. Come cantante o ‘ideatrice artistica’, Maria poggia la propria vita e carriera su scelte interpretative forti, sui tre differenti piani della vocalità, della recitazione e della rilettura degli spartiti.

Continua a mietere grandi successi interpretando le più grandi figure femminili della lirica: da Norma a Lucia di Lammermoor, ad Anna Bolena a Medea.

La casa discografica EMI le offre un ottimo contratto e Maria inizia ad incidere le opere fondamentali del suo repertorio. Nel frattempo si esibsce in tournée in prestigiosi teatri quali l’Opera di Chicago, il Metropolitan di New York, il Covent Garden di Londra.

Nel 1954, dopo aver tentato inutilmente diverse cure, riesce finalmente a perdere 30 chilogrammi. La sua figura cambia drasticamente, la sua voce, ormai matura, non ne risente e raggiunge livelli di perfezione.

Si affida, per la cura della propria immagine alla stilista italiana Biki, con la quale instaura un raporto di collaborazione anche in questo caso anticipatorio; insieme creano l’immagine, il ‘look’, si direbbe oggi, di una divinità sofisticata ed elegante.

E del gran senso estetico, dell’eleganza innovatica e creativa ho già parlato, accennando al Disuguale metodico del calibro, l’Accurata spontanea, la velocità e una certa dinamicità scrittoria, unita a una pressione non greve o tantomeno grossolana.

Ne derivano importanti influenze anche sull’arte scenica, che la Callas porta ai massimi livelli: libera e fluida nei movimenti, se in condizioni di salute sufficientemente buone, aggiunge un senso coreografico alle sue interpretezioni, imponendo un modello di recitazione fortemente espressionistico, dalla gestualità raffinata e nervosa.

Nel frattempo anche la stampa scandalistica le dedica molta attenzione, contribuendo a renderla popolarissima.

Nel 1957, ad un ricevimento a Venezia, incontra per la prima volta l’armatore greco Aristotele Onassis che, circa due anni dopo, la invita sul suo yacht ‘Christina’ per una crociera insieme a Winston Churchill e consorte, alla famiglia Agnelli e ad altre personalità internazionali: alla fine della crociera Aristotele e Maria sono ‘ufficialmente’ amanti.

La Callas, dopo quell’incontro, si separa e poi divorzia da Meneghini (che la tradiva e le sottraeva parte del suo patrimonio in favore della propria famiglia).

Pare anche che Maria abbia perso un figlio, c’è chi sostiene che ciò sia avvenuto dopo il parto, chi invece parla di aborto; forse aveva problemi a portare avanti una gravidanza, per una malformazione congenita. Certamente anche questo aspetto della maternità mancata potrebbe aver pesato sulla natura sensibile e generosa (Filiforme, Curva, Triplice larghezza equilibrata, Veloce, Pendente) della Callas, che sicuramente avrà sofferto…in silenzio, essendo di natura schiva, soprattutto nelle questioni private.

Nel 1965 torna sulle scene e canta Tosca a New York: è un trionfo. Maria sembra aver ritrovato lo splendore, ma dopo varie repliche di Norma a Parigi, sia la voce che il suo fisico non reggono.

Nella vita privata il momento è altrettanto critico: Aristotele Onassis, dopo quasi dieci anni di promesse, rifiuta di regolarizzare la loro unione e, nel 1968, sposa Jacqueline Kennedy, la vedova di John Fitzgerald Kennedy, il presidente degli Stati Uniti d’America assassinato a Dallas nel ’63.

Sopra una pagina scritta da Maria Callas a Pasolini negli ultimi anni della sua vita, già fuori dalle scene. Morirà nel 1977.

L’evento scatena in Maria un susseguirsi di momenti depressivi alternati a momenti di euforia, (nella grafia è presente il segno spadiforme, cioè un graduale cambiamento di calibro, quindi di diverso ‘investimento emotivo’).

Torna alla ribalta, nel 1969, come protagonista del film Medea dell’amico e regista Pier Paolo Pasolini. Medea, ispirata alla tragedia di Euripide, che la Callas aveva già interpretato anche nell’opera di Luigi Cherubini, un personaggio molto vicino al sentire e all’espressività della grande cantante.

Nel 1973 inizia un nuovo tour mondiale insieme a Giuseppe Di Stefano (ancora un collega-amico), che si conclude nel 1974 a Sapporo (Giappone). E’ la sua ultima esibizione in pubblico.

Seguono alti e soprattutto i ‘bassi’ e un progressivo isolamento dalla mondanità (quando il senso di ‘dignità’ è forte e si sente ferito, fa chiudere in sé stessi); Maria Callas muore a Parigi, piuttosto sola, il 16 Settembre 1977.

La Callas, per la quale fu riproposta la definizione ottocentesca di soprano drammatico di agilità’, aveva in natura un timbro assai scuro di contralto, con alcune note acute di soprano; famosa la sua esecuzione della Carmen di Bizet, ruolo da mezzosoprano.

Per queste caratteristiche si è spesso parlato delle “tre voci” di Maria Callas, per questo l’ho definita innovativa, fragile e drammatica (o divina), aspetti evidenziati anche nella grafia.

Spero che questo ritratto vi abbia appassionati, almeno quanto ha appssionato me!

Continueranno i contributi in questa ‘rubrica’ e anche quelli sulla voce,

continuate a leggermi,

a presto,

Valeria

 

Le grafie prodotte per illustrare il post non sono necessariamente quelle utilizzate per la misurazione dei segni della stessa grafia.