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Oggi al moderno manager è chiesta l’abilità del motivatore, le cui competenze sono principalmente rivolte al potenziamento delle risorse umane e alla ‘learn organisation’ all’interno della vita aziendale.
La flessibilità richiesta al nuovo manager deve tener conto della globalizzazione in corso, della turbolenza dei mercati, di variabili che rendono incerta ogni strategia. Come si dice: deve avere la forza dei nervi distesi…..
Dimenticate il manager direttivo di una volta, cinghia di trasmissione tra la ditta, cui era fedele come un cavaliere e la ‘truppa’; (a proposito, conoscere l’inglese per un moderno manager oggi è pressoché d’obbligo!)
Alle tradizionali doti di autocontrollo e responsabilità personale, al moderno manager si chiede oggi la capacità di delegare in ambito di ruoli allargati; l’abilità nel promuovere ed eseguire lavoro di squadra, con un occhio attento alle informazioni e ai processi coinvolti (compresi principi e valori). Ciò comporta apertura al dialogo, valorizzazione del personale, sperimentazione ed una ‘illuminata’ tolleranza dell’errore (vedremo in un prossimo ‘post’ quali sono invece le capacità richieste ai moderni collaboratori).
Il ‘buon capo’ di oggi sarebbe stato scartato da una selezione di qualche anno fa, quando temi come i processi e i progetti avevano meno importanza del ruolo professionale stesso e non esisteva l’organizzazione basata sui gruppi e i riferimenti erano gerarchicamente separati.
Nella grafia di un manager cercheremo sì gli indici del tono, del vigore, dell’iniziativa tipici del ‘capo’, ma anche una certa creatività, entusiasmo, equilibrio, buona capacità comunicativa e di ascolto, empatia. Sono finiti i tempi del gran capo autoreferenziale (il ‘leader maximo’).
Manager e leader non sono affatto la stessa figura; se un buon manager è sempre dotato di leadership (autorevolezza, influenza capacità di coinvolgimento ‘visionario’), un buon leader può non occuparsi degli aspetti manageriali, ossia delle responsabilità direzionali all’interno dell’organizzazione aziendale.
Al manager sono richieste sì doti di responsabilità, saldezza etica, disponibilità al rischio e adattabilità all’imprevisto, identificazione con la politica aziendale,
ma anche
flessibilità e apertura mentale (in cui una certa dose di ‘dubbio costruttivo’ è benvenuta);
desiderio e iniziativa nel valorizzare il personale (l’intuito aiuta);
apertura al dialogo partecipativo (forse più su base di curiosità umana e apertura alle diversità che sentimentale).
Nelle grafie dei nuovi Manager vanno cercati gli indici grafologici relativi a dette qualità, ben soppesando eventuali ‘ibridazioni’, per esempio l’eccesso di ambizione e il bisogno di conferme o approvazione e plauso, una certa ambivalenza, o persino inquietudine.
A seconda delle esigenze aziendali sarà anche auspicabile definire meglio il tipo di modello manageriale richiesto e ‘confrontarlo’ con le tendenze dei candidati; le possibilità sono infatti varie anche se oggi, fra i due estremi del modello meccanicistico e quello organicistico, si tende a preferire una sfumatura intermedia della cosiddetta ‘leadership situazionale’, in cui lo stile manageriale va scelto a seconda delle diverse situazioni.
La grafia riportata è di un manager di una grande banca estera, laureato in Italia in Ingegneria elettronica e diplomato al Liceo classico. Gestisce con grande capacità di ascolto una squadra di lavoro (e una famiglia numerosa). La grafia presenta le caratteristiche di ascolto, flessibilità e attenzione all’altro, cui facevo accenno sopra.
Nella grafia spiccano quali indici grafologici: triplice larghezza equilibrata (generosità, equilibrio nel giudicare gli altri, empatia) con un forte largo tra parole (ragionamento critico, equanimità). Gli indici staccata e rovesciata, con aste concave a sinistra in contesto filiforme (quindi sensibile), con buon chiaroscuro (capacità di analisi e di verifica dei dati, non privi di prudenza che tiene a bada gli entusiasmi). Il ritmo vivacizzato da scattante e un po’ di impaziente e con una buona tenuta del rigo (temperamento vivace e ricettivo, ricchezza emotiva, rapidità delle funzioni associative).
La grafia è curva, seppure con angoli ‘reattivi’ e un alto disuguale metodico (originalità, inventiva, intuito, capacità di trovare soluzioni innovative).
Oggi si tende a favorire l’attitudine concreta alla cura della relazione, che potrà basarsi su stili manageriali diversi, dal più direttivo al maggiormente delegante, con varie vie di mezzo e la possibilità di passare da uno all’altro sempre ponendo grande attenzione alle esigenze di tutte le figure coinvolte. Ciò apre, a mio avviso, grandi spazi alle possibilità manageriali al femminile.
Tornerò sicuramente sull’argomento,
alla prossima,
Valeria
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