Ritratto grafologico della First Lady più nota d’America. Distaccata e elegante.
Jacqueline Bouvier Kennedy e Onassis (1929-1994)
Sofisticata, elegante e un po’ distaccata, piena di dignità e autocontrollo Jacqueline Lee Bouvier, detta Jacquie, ha sempre gestito con grande misura una vivacità intellettiva e di sentimento fuori dal comune, unite a curiosità, desiderio di apprendere e ben fare (Disuguale metodico, Elegante, Accurata).
Gentile e comunicativa, era consapevole del proprio valore personale, ma anche del proprio dovere e posizione, per cui gli aspetti pubblici e sociali legati alla sua visibilità (è stata la First Lady d’America dal 20 gennaio 1961 al 22 novembre 1963) erano sempre la priorità nella sua vita che, sbocciata nel benessere, pure è stata attraversata dal pesante dolore legato alla maternità; la primogenita Arabella è nata morta (1956), e il quartogenito Patrick a soli due giorni di vita (1963).
Vivace, brillante, internazionale, dopo la scuola d’arte aveva studiato anche alla Sorbona di Parigi, svolto alcuni incarichi come fotografa, grazie a uno dei quali aveva incontrato il suo futuro marito, il giovane senatore del Massachussets, John Fitzgerald Kennedy, che sarebbe diventato il 35° presidente degli Stati Uniti. Parlava correntemente italiano, francese e spagnolo, qualità che sfruttò nella campagna presidenziale del marito registrando discorsi per gli immigrati.
Non deve essere stato facile per questa minuta e tenace donna proveniente da una famiglia dell’alta società newyorkese rimanere salda nonostante le umiliazioni dovute al bisogno compulsivo del marito di accoppiarsi con altre donne. Ne sarà rimasta molto ferita, così dedicata, generosa, devota alla difficile famiglia-clan di lui, e con un gran senso, quasi regale, della propria dignità. Duro per lei, così piena di distinzione, vivere all’ombra di un uomo che non le riconosceva tutto lo spazio che la sua ricchezza interiore avrebbe richiesto e che il resto del mondo le tributava.
Aggraziata ed elegante, coltivata e piena di risorse, la sposa Jacqueline si è sicuramente più volte ritirata dalla scena in un riserbo un po’ ferito, poiché incline alla gelosia affettiva (Rovesciata), patendo l’offesa (anche per la mancanza di rispettato verso la sua grande intelligenza, il suo cuore e il suo ruolo sociale), pur con grande dignità (Elegante).
L’esteriormente algida Jacqueline è riuscita ad andare avanti creandosi anche degli spazi personali molto creativi, è stata forse la prima ‘consorte’ in grado di brillare di luce propria nelle iniziative, nel rapporto con i grandi della difficile politica degli anni ’60, e a essere così amata non solo come ‘moglie di’ ma come sé stessa fino alla fine, mondana e discreta , ammirata per il contegno che seppe tenere nei momenti tragici dell’attentato al marito, del funerale e per tutto il periodo di lutto. Fondamentalmente riservata, nonostante il ruolo pubblico della prima parte della sua vita. Forse poco espansiva, ha delegato ad altri l’incipit della vita matrimoniale o mondana, ma ne ha curato i dettagli con esattezza, dedizione agli affetti e grande cura (Accurata). Si è distinta sempre con eleganza e una certa originalità che le erano proprie, pur essendo la moglie di John Fitzerald Kennedy, assassinato a soli 42 anni a Dallas, uno dei più osannati e carismatici presidenti americani di tutti i tempi.
La grafia è caratterizzata da un forte Disuguale metodicamente, indice di originalità nell’intelligenza e nel sentimento, in un contesto di vivacità interiore. Allo stesso tempo vi sono segni di autocontrollo (Accurata, Elegante).
Nella coppia spesso accade che un uomo intensamente passionale scelga come moglie una donna salda, che gli garantisca la stabilità, una sorta di ‘ancoraggio’ che egli stesso percepisce di non saper realizzare da solo.
Jacquie è riuscita a reggere, nonostante i numerosi tradimenti, accompagnando il marito con grazia nella sua carriera politica e nella potente famiglia d’origine, cercando degli spazi personali anche al di fuori di essa e della maternità.
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