Perché i bambini scrivono male (I/III)
Gli insegnanti delle scuole di ogni ordine e grado lamentano che molti ragazzi scrivono con grafia illeggibile o con grande fatica e lentezza e che l’atto di scrivere costituisce spesso causa di tensione e di nervosismo. I ragazzi preferiscono ‘optare’, a casa, ma anche in classe, per la scrittura al computer e, ahimé, molti insegnanti, frettolosamente, li assecondano. Così, a un superficiale ‘sollievo’ dalle fatiche della manoscrittura corrisponde spesso la perdita di un esercizio fondamentale per la formazione globale del ragazzo.
L’insegnamento della scrittura è infatti trasversale alle altre materie. L’aspetto della forma delle lettere non può essere separato dai contenuti, e questi due aspetti formano un tutt’uno con la personalità di chi scrive; imparare a scrivere è una disciplina formativa fondamentale per i giovani.
La scrittura stessa si basa sulla lettera e la grafologia si occupa appunto dello studio della lettera, dei gesti intimi al suo interno e delle relazioni fra l’una e l’altra di queste significative ‘unità’, cellule vitali di quel tessuto che si chiama grafia, manoscrittura, scrittura.
Francesco Ascoli e Giovanni de Faccio, nel loro libro “Scrivere meglio” affermano: “Se comprendiamo che lo scrivere è un’azione che combina una parte razionale e una irrazionale di una persona, capiamo anche che l’acquisizione della capacità di scrivere ha una notevole importanza sullo sviluppo dell’essere, non solo perché rappresenta un grande mezzo di comunicazione che completa quello gestuale e verbale, ma perché, in fase di apprendimento, incide sull’equilibrio della personalità. L’addestramento alla scrittura è quindi un evento molto importante e se ben condotto favorisce un’armonica evoluzione della persona”.
Le regole nella formazione delle lettere si riflettono nella successione di queste, nel loro concatenamento per formare parole, gli elementi e le strutture del nostro linguaggio.
Scrivere non è disegnare. Il bambino deve progressivamente fare questa conquista che è sia una conquista grafica, che motoria, che linguistica.
Anche se è importante individuare precocemente, nei bambini, eventuali anomalie scrittorie al fine di prevenire, ad esempio, la disgrafia, soprattutto nel periodo dei tre anni di scuola dell’infanzia, è importante che questa non eluda nessuna delle attività e giochi volti a far maturare armonicamente il sistema neurosensoriale e neuromotorio, basilari per la funzionalità della sfera intellettiva ed emotiva e l’espressione spontanea della lateralità spontanea dominante (destra-sinistra).
Lo stesso vale per la scuola primaria, in cui oggi alcuni insegnanti preferiscono NON insegnare il corsivo agli allievi in una sorta di preoccupazione ‘preventiva’ per le ansie cha a taluni bambini tale paziente esercizio richiederebbe. Alcuni ‘abbecedari’ moderno contengono solo le lettere stampatello….
Personalmente trovo invece che stia proprio nell’insegnamento corretto del corsivo (cioè rispettandone le modalità esecutive) una importante chiave educativa, oggi pressoché abbandonata nel nostro Paese.
Talvolta nelle scuole di oggi si inizia a scrive stampatello maiuscolo, poi minuscolo e spesso non si arriva mai ad un corsivo corretto. Le indicazioni sono confuse (in fondo i tre ‘caratteri’ sono diversi) e talvolta ambigue da parte dell’educatore che preferisce suggerire ‘scrivi più piccolo’, piuttosto che ‘scrivi nelle righe’ (che pure ci sono e a qualcosa servono). Così si sprecano tempo ed energia.
“Il corsivo dalla A alla Z”, di Blason, Borear, Bravar e Zoia, spiega bene:
“Riteniamo che questa pratica [l’apprendimento simultaneo di più modalità scrittorie ] sia fonte di notevole confusione per i bambini, imponendo un carico eccessivo per la memoria e ostacolando una buona acquisizione degli schemi motori necessari alla formazione delle lettere. Per contro, l’apprendimento dei diversi allografi dovrebbe avvenire in modo graduale, con l’introduzione di un nuovo sistema allografico soltanto dopo la completa acquisizione di quello precedente.”
Lo stampatello serve come avvicinamento alla lettoscrittura per le sue forme semplici (i ‘vecchi’ abbecedari mostravano i caratteri dello stampatello accanto a quelli del corsivo) e non è indispensabile saperlo scrivere per poterlo leggere, basta riconoscerlo!
Continuerò a parlare di questi temi!
Bibliografia utile:
“Scrivere meglio”, Francesco Ascoli e Giovanni de Faccio, Ed. Stampa Alternativa & Graffiti, 1998.Il libro contiene molta storia dell’insegnamento della scrittura nelle scuole d’Italia ed anche un buon metodo-base, riferito principalmente alla ‘calligrafia’ da penna stilografica. Temo sia introvabile….. “Il corsivo dalla A alla Z” , Bravar, Borean, Blason, Zoia, Ed. Erickson, 2004.
Opera in due volumi, uno di teoria ( indirizzata agli insegnanti ma anche le mamme) e uno di pratica. Forse non completissimo, ma certamente utile.
Cara Valeria,
che bello questo tuo articolo sulla difficoltà a scrivere. Sono d’accordissimo!
Mi rendo conto purtroppo (mio figlio Giovanni frequenta la seconda media) che la gran parte degli insegnanti non è capace d’insegnare, proprio” non sa” e questo è un grossissimo problema.
Risultato: caricano i bambini di compiti a casa, vanno veloci col programma, fanno continue verifiche (sul nulla imparato dai bimbi che non riescono ad assimilare così tante informazioni che devono capire da soli), non spiegano o spiegano poco e non correggono……… Un disastro!
La scuola così serve a poco ed é anche una sofferenza.
i bambini si sentono continuamente inadeguati, oltre ad imparare veramente poco e i genitori sono continuamente coinvolti a fare le veci dei professori.
Buon weekend.
Elena