Un interessante articolo sugli studi di Anne Mangen (norvegese) e Jean-Luc Velay (neurofisiologo francese) a cura della collega Angiola Falconetti, lo ripropongo ‘a puntate’ sul mio blog. Gli argomenti trattati sono attuali e di primaria importanza!

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Anne Mangen, professore associato presso il Reading Center dell’Università di Stavanger, Norvegia, rappresenta una voce critica sull’introduzione del personal computer nelle scuole primarie o addirittura nelle materne. I suoi studi si orientano principalmente verso l’impatto che ha la tecnologia digitale su lettura, scrittura e metodi pedagogici. Attraverso l’European Research Network on Learning to Write Effectively (ERN LWE), Mangen è venuta a conoscenza degli studi del neurofisiologo francese Jean-Luc Velay, presso l’Istituto di Neuroscienze Cognitive dell’Università di Marsiglia, e ha deciso di approfondire i legami fra aspetti percettivi, senso-motori e cognitivi dell’imparare a scrivere.

La loro ricerca, pubblicata alla fine del 2010 su Advances in Haptic con una menzione speciale di UKLA/Wiley-Blackwell research and Education Award 2009, suggerisce che la tendenza a favorire la scrittura digitale nelle scuole dev’essere valutata con maggiore attenzione.

Stimolata dalla pervasiva tendenza ad introdurre il personal computer nelle scuole norvegesi di ogni ordine e grado, Anne Mangen si trova spesso ad essere una voce dissonante e critica tra gli ottimisti della tecnologia ad ogni costo: “Se si guarda agli studi empirici sull’utilizzo del PC per ottenere risultati vari nell’apprendimento, come ad esempio stimolare e sostenere la comprensione della lettura, si vedrà che le tecnologie digitali ne escono piuttosto malconce, rispetto alle tecniche ‘vecchio stile’, come l’uso di carta e penna”.

Gli approcci teorici di Mangen sono sostenuti dai dati sperimentali di Velay, in un felice connubio tra metodo pedagogico, biologia e neuroscienze.

“… I nostri corpi sono progettati per interagire con il mondo che ci circonda; siamo creature viventi, orientate verso l’utilizzo di oggetti fisici, sia esso libro, tastiera o penna, per eseguire determinate operazioni, ma in campo pedagogico c’è una mancanza di consapevolezza, o perlomeno uno scarso focus sul funzionamento del corpo umano e del cervello. La componente senso-motoria costituisce parte integrante nella formazione dei principianti e nell’educazione specifica per le persone con difficoltà di apprendimento, ma c’è poca consapevolezza e comprensione di quanto sia importante la scrittura a mano per il processo di apprendimento, oltre che per la scrittura in sé”, sostiene Mangen, piuttosto critica verso una ricerca pedagogica sulla scrittura, che si è spostata progressivamente dall’approccio mentale cognitivo al focus sulle relazioni contestuali, sociali e culturali. A suo parere, un’attenzione unilaterale sul contesto socio-culturale può far trascurare le connessioni individuali, fisiologiche, senso-motorie e fenomenologiche.

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Come studiosa di processi di apprendimento e mezzi di comunicazione, Anne Mangen è un esemplare raro all’interno del suo ambito professionale ed è entusiasta della collaborazione con un neurofisiologo: “Abbiamo coniugato discipline molto diverse: Velay ha effettuato alcuni esperimenti estremamente interessanti sulla differenza tra scrivere a mano e scrivere con la tastiera da una prospettiva neurofisiologica. Il mio contributo si è focalizzato su come – in quanto esseri umani con corpi e cervelli – sperimentiamo il processo di scrivere, utilizzando le diverse tecnologie in modi diversi, e su come le interfacce di queste tecnologie influenzino la nostra esperienza”.

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I due ricercatori hanno lavorato insieme sull’interazione tra aspetti motori, percettivi e cognitivi durante la scrittura a mano e durante la digitazione su una tastiera. Attraverso una serie di esperimenti, hanno dimostrato che i movimenti coinvolti durante la scrittura a mano favoriscono il riconoscimento visivo delle lettere. In altre parole le componenti motorie, che intervengono nel riconoscimento della scrittura, giocano un ruolo importante nell’imparare le lettere dell’alfabeto; cosa che ovviamente non accade nella digitazione di lettere sulla tastiera di un computer, “… dove non c’è nulla, nel movimento di digitazione di una “B” sulla tastiera, che informi sulla forma visiva della lettera.

Quando si sostituisce la grafia con una tastiera, in modo da alterare il ruolo della componente motoria, dobbiamo chiederci come questo influirà sull’insegnamento e l’acquisizione della nostra capacità di scrivere”, spiega Mangen.

immagine in evidenza: greenMe