Tra cospirazioni, pregiudizi e convenienze politiche, un errore giudiziario alla fine ‘sciolto’ grazie alla grafologia.

 

La grafologia peritale compie un balzo decisivo e, oggi diremmo ‘mediatico’, con il caso Dreyfus, uno scandalo datato 1894-1906, basato sulle accuse di alto tradimento ad un ufficiale ebreo francese. La ‘prova’ è una lista manoscritta, ritrovata stracciata, anonima e non datata,  nel cestino della carta da Marie Bastian, una donna delle pulizie analfabeta, in servizio presso l’ambasciata tedesca a Parigi (in realtà coinvolta con il controspionaggio francese).

 Bordereau - Dreyfus

 

Nel borderau in questione, un ufficiale dello Stato Maggiore militare francese comunicava a M. von Schwartzkoppen, addetto militare dell’ambasciata tedesca di Parigi, un elenco di documenti da inviare, relativi all’organizzazione militare francese. I tedeschi sono all’epoca lo storico nemico della Francia, che vent’anni prima ha incorporato ai propri territori l’Alsazia e la Lorena. Le informazioni riportate nel borderau non sono fondamentali; riguardavano un nuovo freno idraulico, le modifiche apportate dallo Stato Maggiore all’organizzazione delle truppe di copertura, una nota sul Madagascar. Tuttavia l’affaire esplode nelle alte gerarchie dello Stato; il 13 ottobre 1894 viene arrestato il giovane capitano Alfred Dreyfus.

Sembra una comune vicenda di spionaggio; in realtà si avvia più un caso di macchinazione ordita per trovare un capro espiatorio in un pasticciaccio in ambienti di potere, al quale più o meno consapevolmente aderiscono a più riprese il mondo della giustizia, la stampa, l’opinione pubblica e molti intellettuali e anche qualche ‘perito’.

Il ‘prescelto’ è il giovane ufficiale ebreo, non di nobile origine, come sono invece molti ufficiali di Stato Maggiore del tempo, che aveva optato recentemente per la nazionalità francese e considerato ‘sacrificabile’.

L’AFFAIRE DREYFUS (1894-1906)

Le uniche due prove esibite al momento del primo processo sono il suddetto biglietto e un dossier segreto, di cui nessuno è a conoscenza e che resterà segreto per anni!

D’altra parte interrogatori e perquisizioni, al momento dell’arresto, non portano ad alcun risultato, né si arriva a definire un possibile movente.

La vicenda è lunga e travagliata e passa attraverso alterne vicende, una serie di processi, revisioni degli stessi, pseudo-perizie e perizie vere e proprie, ma soprattutto intrecci di potere.

Il 5 gennaio 1895, all’interno del cortile della Scuola Militare a Dreyfus vengono strappati i gradi e spezzata la spada di ordinanza. Egli si proclama innocente e patriota, mentre la folla vuole linciarlo a bastonate, pugni e calci, viene trasferito all’isola del Diavolo, al largo della costa della Caienna. Nell’isola è proibito l’accesso a chiunque e Dreyfus, sorvegliato giorno e notte, è completamente isolato dal resto del mondo (ha moglie e due figli) e gli è proibito scrivere qualunque cosa.

Subito dopo la deportazione, la moglie e il fratello di Dreyfus, con l’aiuto dello scrittore ebreo Bernard Lazare, si mobilitano per cercare di riaprire il processo. Tuttavia, nazionalisti e socialisti erano concordi nel ritenere che Dreyfus avrebbe meritato la pena di morte e gli stessi ambienti ebraici non gradivano la riapertura di un caso che gettava ombra sulla loro onorabilità. Grande incertezza regna nelle file del partito operaio. La linea di tendenza dominante è quella di considerare il caso come un conflitto interno alla borghesia.

Il clima storico è decisamente sfavorevole all’ex ufficiale.

Nel marzo 1896 si scopre che l’ambasciata tedesca è da tempo in contatto col maggiore Esterhazy, un nobile di origine ungherese, giocatore pieno di debiti e spesso invischiato in affari loschi, mentre un agente francese a Berlino asserisce che i servizi segreti tedeschi non sanno nulla circa il capitano Dreyfus e che il loro informatore sarebbe invece un maggiore dell’esercito, nobile e decorato.

Il fratello di Dreyfus invia una lettera al ministro della guerra accusando esplicitamente Esterhazy d’essere l’autore del bordereau, la cui grafia autentica viene resa pubblica quasi per caso e finalmente messa in relazione al bordereau.

Nel 1898 si giunge alla certezza che la grafia del bordereau è della stessa mano di Esterhazy e, nonostante le resistenze dei vertici militari, viene riaperto il caso Dreyfus.

Il 10 novembre di quell’anno infatti due giornali conservatori, “Le Matin” e “L’éclair”, pubblicano un facsimile del bordereau, nonché alcuni documenti del famoso ‘dossier segreto’, pensando di chiudere definitivamente il caso, ma in realtà, visto che risulta evidente la differenza della grafia del borderau incriminato con quella di Dreyfus, essi favoriscono la riapertura del caso.

Sotto, una lettera di Dreyfus al figlio:

Dreyfus al figlio

Alcuni intellettuali cominciano a prendere le difese di Dreyfus: il filosofo Lucien Herr, gli storici Albert Mathiez, Paul Mantoux e Leon Blum, i sociologi Lévy-Bruhl e Durkheim, il politologo Sorel, l’economista Simiand, letterati quali Charles Peguy, Marcel Proust, Anatole France, Sarah Bernhardt, André Gide, pittori come Monet, Pissarro, Toulouse-Lautrec, Signac…

Il letterato Emile Zola, indignato, scrive una lettera aperta al presidente della Repubblica, al fine di dimostrare l’innocenza di Dreyfus: il celebre e coraggioso J’accuse. Lo stesso giorno Jaurès, convintosi dell’innocenza di Dreyfus, pronuncia in Parlamento un atto di accusa contro il Governo.

Gran parte della stampa è antidreyfusarda: quotidiani come “L’Intransigeant” e la “Libre Parole” per almeno tre anni attaccano duramente gli ebrei, i democratici, i socialisti… L’ostile campagna lanciata contro gli ufficiali ebrei provocherà molti duelli tra i militari.

Continuano le manifestazioni antisemite (con tanto di saccheggi) nelle province francesi e in Algeria (pogrom). Il giorno dopo il quotidiano “Le Siècle” inizia la pubblicazione delle Lettere di un innocente di Dreyfus.

Dal 7 al 23 febbraio si svolge il processo a carico di Zola, che viene condannato (insieme al direttore dell'”Aurore”) per vilipendio delle forze armate al massimo della pena: un anno di carcere e a una multa di 3.000 franchi. La sentenza fa scalpore all’estero ma è applaudita in Francia.

I liberi pensatori, la borghesia radicale appoggia la causa di Dreyfus (i socialisti restano neutrali), mentre cattedratici, professori e studenti universitari della Sorbona (salvo la facoltà di lettere e alcune facoltà scientifiche) sono schierati a maggioranza contro la revisione del processo. Tra i cattolici, importanti scrittori come Alphonse Daudet, Maurice Barrès, Charles Maurras, Paul Valery, Jules Verne e F. Mistral, di Renoir, Cèzanne e Degas sono antidreyfusardi.

Dopo  dodici anni dall’inizio del caso e molte resistenze da parte delle autorità militari, il maggiore Esterhazy è arrestato per truffa e radiato dall’esercito.

La grafia del Maggiore Esterhazy, vero autore del Bordereau ‘incriminato’:

Dreyfus, grafia Esterhazy

Per lustri l’affaire Dreyfus ha infiammato l’opinione pubblica e solo nel 1906, scagionato da una super perizia “statistico-grafologica”, affidata all’illustre matematico Henri Poincaré e ad un collegio di dodici periti, fra cui Jules Crépieux-Jamin (fondatore della Scuola francese di grafologia), Alfred Dreyfus è liberato, reintegrato nell’esercito col grado di maggiore e insignito della Legion d’onore.

L’affaire Dreyfus è stato certamente una delle pagine più nere della storia (non solo giudiziaria) francese, ma ha consentito di gettare le basi scientifiche della Grafologia giudiziaria.

Fino ad allora, l’accertamento dell’autenticità di scritture, una disciplina nata in Italia nel Cinquecento, era stata svolta da copisti e calligrafi che si limitavano, per lo più, a comparare le singole lettere. In Francia Crépieux-Jamin, perito di parte di Dreyfus, rifiuta questo metodo (“I modi che si riferiscono a come sono scritte le singole lettere dell’alfabeto e alla punteggiatura, sono di per se privi di importanza e significativi solo se ripetuti.”) e concentra la sua attenzione su sette caratteristiche della scrittura: pressione, forma, dimensione, continuità, direzione, velocità, impostazione (che diventeranno poi i sette ‘generi’ del sistema grafologico della Scuola francese). Nasce così un primo metodo non solo per analizzare, ma anche per comparare le scritture.

Alfred_Dreyfus

Foto che ritrae Alfred Dreyfus, la moglie e i figli.

Parlerò ancora di alcuni aspetti ‘tecnici’ della vicenda Dreyfus perché tutt’ora interessanti dal punto di vista della grafologia giudiziaria e delle perizie.

 

 

Per saperne di più

Per i grafologi, c’è un interessante articolo su Scrittura n°89 del 1984 a cura di Renato Perrella: ” A cento anni dall’affaire, la vera storia del caso Dreyfus e deduzioni peritali”
  • Zola Émile; Ruocco G. G., Io accuso, storia del processo Dreyfus, Bonanno
  • Revel Bruno, L’affare Dreyfus. Mondadori, Milano ed 1936; ed 1967
  • Sestili Massimo, L’affare Dreyfus, Zola e la stampa italiana, Mobydick
  • Kleeblatt N., L’affare Dreyfus, Bollati-Boringhieri, Torino 1990
  • Lazare Bernard, L’affare Dreyfus, un errore giudiziario, Mobydick
  • VALLETTA, Aurelio Le famigerate perizie calligrafiche del processo Dreyfus,  Bologna, 1982. Da qui sono tratte le scritture riprodotte nel post.