L’efficacia del corsivo VS stampatello o script è ampiamente documentato dagli studi, ma ignorato dal mondo della scuola.

Purtroppo molti insegnanti pensano di aiutare i bambini occasionalmente lenti nell’apprendimento della manoscrittura offrendo loro o l’opzione ‘tablet’ (oggi così precocemente familiare ai nostri piccoli) o quella dell’uso dello stampatello, sia maiuscolo sia minuscolo (script). Le scelte proposte avvengono in modo piuttosto indisciplinato, non regolate cioè da precisi principi-guida o metodologie accertate e condivise; in materia di insegnamento della scrittura (e dell’utilissima pre-scrittura) tendenzialmente predomina l’iniziativa del singolo insegnante che di solito NON ha ricevuto una specifica formazione a riguardo.

Studi nazionali e internazionali (ampiamente documentati nelle pubblicazioni di cui ho già parlato nei miei precedenti post sull’argomento, ai quali rimando il lettore più sotto) dimostrano invece che l’apprendimento dello stampatello NON aiuta il bambino, anzi gli preclude, l’abilità di lettura e scrittura con tutto ciò che esse implicano, o perlomeno le impoverisce*.

I caratteri a stampatello bypassano un aspetto fondamentale della mano-scrittura che è rappresentata dai legami fra lettere…..che sono rappresentazione della modalità individuale dell’Io di andare verso il Tu (simbolicamente la lettera successiva), interrompendo il dialogo e la dimensione relazionale. Forse qualche insegnante non si rende conto che incoraggiando l’uso dello stampatello e della tastiera si asseconda una pericolosa deriva che contribuisce a fare della rapidità del risultato un valore positivo, mentre è proprio nell’accuratezza dell’acquisizione grafica – a partire dalla propedeutica gestuale nella scuola dell’infanzia – e quindi nei tempi ‘giusti’ di acquisizione della competenza scrittoria che risiedono non solo il buon risultato grafico, ma la stessa autostima del bambino e del ragazzo. E’ infatti solo superando le molte piccole difficoltà cui la sofisticata attività grafica sottopone che si favorisce la crescita e maturazione personale.

I diversi stimoli offerti dall’uso dei diversi caratteri (corsivo o stampatello) sembrano proprio strutturare in modo diverso il cervello*, quindi una diversa capacità di organizzazione del pensiero. Il corsivo, con il suo andamento curvo (almeno nel modello) ed i suoi legami fra lettere, facilita lo sviluppo del pensiero logico, armonico, efficace e personale (questa affermazione è presa dal testo ‘Il corsivo, encefalogramma dell’anima, vedi nota).

Oggi, che usiamo tutti molto la tastiera per scrivere e corrispondere, non ci rendiamo conto del fatto che questo abuso porta con sé una modificazione del nostro modo di pensare, apprendere, memorizzare, comunicare, relazionarci, in sintesi di ESSERE. La rapidità, il non coinvolgimento (così ricco invece nella neurofisiologia che porta all’esecuzione del gesto grafico), fanno si che sempre più persone, i nostri stessi giovani e oramai anche alcune nuove leve di insegnanti, vivano intimamente come estraniati dal mondo.

Si registrano fra i piccoli e i giovani aumento dello stress, con stadi di nervosismo non più solo occasionale, di insonnia, apatia, ribaltamento del ciclo sonno veglia (sonnolenza di giorno, insonnia e agitazione di notta), che può portare in sé anche disordine nell’assunzione di cibo. Gli sguardi si meno espressivi, i corpi si muovono in modo spesso slegato e saltellante, seguendo il modello interrotto dello script (sia esso manuale o su tastiera), carattere adatto alla lettura, ma NON alla scrittura. All’abitudine di favorire l’uso di tastiere e stampatello, anche le capacità di interpretazione di quegli stessi segnali della  senza un parallelo uso della mano (per scrivere, scarabocchiare, disegnare) si diluisce la capacità personale di decodificare i segnali di comunicazione non-verbale (espressioni facciali e posturali, tono della voce…) che provengono dall’Atro, dunque si perde la capacità di leggere e interpretare il mondo esterno e dunque di relazionarsi con le altre persone.

I bambini spesso non giocano più insieme durante la ricreazione a scuola, ma continuano a comunicare attraverso smartphone o computer, e che dire della comunicazione in famiglia?

* Le frase in corsivo e molti dei dati cui mi riferisco in sintesi sono specificati nel bel lavoro della collega Irene Bertoglio e dello psicologo Giuseppe Rescaldina: “Il corsivo encefalogramma dell’anima”, 2017.