Un patto alla ricerca del ben-Essere.

Come grafologa, erborista e naturopata, mi colloco fra coloro che lavorano per il benessere e per la salute. Il benessere è una conseguenza della buona salute che è condizione esistenziale, prima ancora che ‘sanitaria’, per questo mi preme la felicità delle persone, intesa anche come chiave alla buona salute, allo star bene.

Quando guardo una scrittura, un disegno, degli scarabocchi, prima di tutto cerco il contatto col nucleo esistenziale presente della persona, per cercare di com-prendere, ma soprattutto accogliere chi realmente ho davanti.

Quando incontro ‘lo scrivente’, cerco di avere un’intuizione delle sue qualità. Prima vedo, poi osservo, poi domando. La prima parte di quest’attività è consona alla mia stessa natura intuitiva; il saper porre domande è un’arte che si ha o che si apprende (il mio è il secondo caso) e fare le buone domande è di per sé un ottimo ‘apriti sesamo’ alla trasformazione sulla via del ben-Essere.

Al primo contatto visivo, sia con il prodotto del gesto grafico, sia con la persona stessa, osservo, ascolto, senza farmi condizionare dal contenuto (dello scritto o del ‘detto’), ma piuttosto dal modo, dal tono, dal ritmo di ciò che viene espresso. Osservo come chi ho di fronte dice le cose, presto attenzione alle sue emozioni e in ciò rilevo le qualità che del resto ben affiorano dal movimento grafico, dalla gestione dello spazio, dal tratto e – in caso dei disegni – anche dal colore;  il disegno è sempre più libero, meno legato alle strutture della mente e più vicino al simbolo. Accostare le diverse produzioni grafiche è fonte di ricchezza informativa.

Spesso le persone sono intimidite dal dover scrivere di fonte alla grafologa, segno forse del fatto che in qualche modo percepiscono di poter essere disvelati persino a loro stessi.

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Una certa prudenza è sicuramente comprensibile, ma io rassicuro, la mia discrezione sarà massima, nulla di ciò che mi affidano uscirà all’esterno del nostro incontro, ma un po’ di prudenza si addice anche al grafologo che chiede, oltre ai diversi campioni di scrittura e materiale grafico anche una ‘liberatoria’ ai sensi della legge sulla privacy e, in sintesi, l’autorizzazione a utilizzare tale materiale in modo riservato e professionale (personalmente io lo utilizzo anche in modo ‘anonimo’, fatta eccezione per le grafie o firme delle celebrità – per lo più defunte – già pubblicare in libri o sul web).

Resta il fatto che ogni accordo con la parte viene a costituire un patto o contratto che entrambe le parti s’impegnano a onorare. Questa reciprocità è per me importantissima, lascia liberi entrambi di proporre, accettare o anche di rifiutare i termini di tale accordo fin dal primo incontro.
patto educativo

Accettare di scavare in sé stessi attraverso lo studio della propria grafia richiede coraggio; si ha il diritto di non essere pronti a farlo, pur essendo mossi da una certa iniziale curiosità. Ecco perché dico spesso: la grafologia, questa sconosciuta…..Non tutti, nemmeno fra coloro che si avvicinano a questa materia, sono consapevoli della reale portata di questo meraviglioso strumento, non tutti vogliono realmente approfondire, altri semplicemente fraintendono…..si aspettano dal grafologo una sorta di ‘divinazione’, mentre è un potente strumento al servizio della persona umana per conoscere e per conoscersi nella propria intima realtà, per sondare la natura delle relazioni che intercorrono fra noi e gli altri, nel privato, nello studio, nel lavoro.

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