La donna da dea e sacerdotessa nelle arcaiche società matriarcali, a moglie e madre sottomessa, oggi nelle nostre società cerca una nuova espressione dei propri talenti e può portare l’umanità verso la cooperazione e la compassione. 

Millenni fa, in tutto il bacino del Mediterraneo, la donna aveva un ruolo sociale primario poiché racchiudeva in sé tutto il mistero della vita. Di ciò rendono testimonianza le innumerevoli statuine mulièbri ritrovate dagli archeologi. Alla femminilità era riconosciuto un significato di sacralità, in parallelo con la Grande Madre cosmica (vedi gli studi della grande archeologa di origine Lituana, Marija Gimbutas).

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Quando l’umanità era costituita da gruppi etnici a impronta matriarcale, la donna era sacerdotessa, capofamiglia e/o capo tribù ed era anche l’iniziatrice dei grandi misteri della vita, seguendo i cicli lunari.

Con le invasioni dei popoli a struttura patriarcale iniziò il decadimento di quella società pacifica in forma femminile. La donna fu gradualmente deprivata di quei valori che invece in passato le erano propri e fu relegata a ruoli e a una considerazione qualitativamente ristretta e quantitativamente confinata alle mura domestiche.

Oggi la donna sta ancora cambiando e nei paesi più sviluppati occupare con successo posti di lavoro e di responsabilità crescente in molti campi, ma molto della vita familiare e della gestione domestica sono ancora (parallelamente, spesso,) sulle sue spalle.

Oggi la donna viene onorata? E, questione ancor più importante: si onora essa stessa?

Vecchie e nuove fatiche delle donne moderne attingono alla modalità, tipicamente femminile, di saper affrontare più compiti alla volta (ciò che, mutuato dal linguaggio del computer ho definito ‘multitasking’), con grande capacità organizzativa, dedizione, cura dei dettagli e anche spirito di sacrificio. Se poi la donna, la professionista, la madre in questione, tiene anche alla cura della propria persona, del proprio aspetto, del proprio benessere e coltiva almeno un hobby…….., trova il tempo anche per quelli!

Le donne, vuoi per volontà di auto-miglioramento, vuoi per atavico senso di inadeguatezza, sono propense a frequentare corsi, conferenze, seminari più degli uomini che, culturalmente, sono più ‘specialistici’ e, talvolta, auto-referenziali.

Quando (erroneamente) si afferma che una data grafia è ‘femminile’ o ‘maschile’, non ci si riferisce realmente al genere di chi scrive, ma alla veste culturale di una grafia che vuole una femmina più aperta al sentimento e alla comunicazione, per cui a lei si attribuiscono le grafie più curve, legate, fluide, a pressione non troppo ‘robusta’…..e così via. Questo è spesso vero, ma non sempre e non è tutto. Con sorpresa di alcuni lettori, si troveranno grafie femminili angolose di grande efficacia (vedi Maria Montessori), con presenza degli indici grafologici Dinamica e Disuguale metodicamente, ossia con un grande slancio creativo e innovativo; per niente ‘deboli’ (vedi sotto la grafia di Marie Curie, per quanto l’immagine sia di cattiva qualità, si vedono l’energia, il Disuguale metodicamente e Dinamica).CURIE3

Dinamica è un indice molto diffuso fra le donne moderne e fra le ‘moderne’ dell’antichità, esso ben combina intuito e metodo, oggi si direbbe ‘pensiero trasversale’.

La donna con Dinamica nella scrittura si rigenera nell’attività e nell’organizzazione multitasking e non si sottrae ai sacrifici. Moretti spesso fa una differenza fra valutazione di uno stesso grado di segno dinamico o creativo se espresso da una donna o da un uomo; in questo caso è più accettabile mentre spesso nel primo incontra maggiori diffidenze e antipatie.

dinamica da zorzi, donna

Sopra: esempio di grafia femminile con Disuguale metodico e Dinamica in contesto di Curva e Fluida, riportato nel Manuale di Grafologia di Margherita Zerbi, ed Piemme.

Si stancano le donne? Certo che si stancano, ma si sa che se hanno minore energia ‘di impatto’ rispetto agli uomini, hanno maggiore resistenza e non si affaticano a passare da un compito all’altro, questo fa parte della loro organizzazione cerebrale che fin dai tempi più remoti le aiuta a gestire la cura dei figli, i rapporti nel loro clan, il dialogo e la comunicazione. La pressione di molte grafie femminili, anche se tonica, non troppo ‘assertiva’, denota maggiore flessibilità e una migliore adattabilità e resistenza agli sforzi e anche agli stress, dote che andrebbe coltivata dai moderni operatori, manager, formatori, sia uomini che donne. Il ‘frangar sed non flectar’ patriarcale porta spesso all’infarto (o a un collasso di qualche tipo) cui, solitamente, presterà assistenza …una donna.

Se le donne professioniste o impegnate socialmente, oltre che in famiglia (sia i piccoli che i genitori che invecchiano ricadono ancora sotto la cura e la responsabilità femminili), non comprendono, accolgono e nutrono le loro qualità intrinseche, personali e anche di genere, rischiano di ‘scimmiottare’ gli atteggiamenti maschili, senza possederne il …..know how e la struttura di base.

Un modo femminile di gestire grandi responsabilità e di farsi aiutare (già, chi aiuta la donna???) c’è e va promosso in ogni ambito. Devono farlo le donne in primo luogo, non rinnegando la predisposizione alla cooperazione più che alla competizione, con fiducia, assiduità, chiarezza e con la compassione – anche verso sé stesse – di cui sono spesso così capaci verso gli altri.

In ebraico ‘utero’ (רחום) ha la stessa radice di

‘compassionevole’ (רחם), altro che ‘isterica’ il cui consueto significato (di ‘schizzata’) viene dall’ etimologia greca (mondo in cui la donna aveva poco ‘peso’, quello greco!) e significa, più semplicemente, alla lettera: ‘portatrice di utero’, quindi portatrice di vita, in tutti i suoi aspetti. Ricordiamocelo!

Ne parleremo ancora,

Valeria

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(nota): Tra le numerose opere di Marija Gimbutas, che, attraverso un approccio interdisciplinare da lei denominato mitoarcheologia, ha gettato nuova luce sulla civiltà arcaica dell’Europa Antica nel periodo 7.000 – 3.500 a.C.:

Marija Gimbutas, Le dee viventi, ed Medusa , 2005

                                        Il linguaggio della dea, Venexia edizioni, 2008

                                        La civiltà della dea, ed Nuovi equilibri, vol I. 2012