Donne, portabandiera dell’intelligenza emotiva.

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Esser coscienti dei propri sentimenti, saper navigare le emozioni, entrare in sintonia con le persone, perseguire obiettivi eccellenti, sono alcune delle competenze associate all’intelligenza emotiva intesa come la capacità di comprendere e gestire con flessibilità e consapevolezza le emozioni proprie e altrui.

Questa “sensibilità” è maggiormente delle donne rispetto agli uomini. Si legge in Six Seconds Italia, che rende noti i risultati della ricerca condotta in Italia sul tema: Esistono differenze tra uomini e donne a livello di intelligenza emotivaA livello statistico, tra i due sessi si una differenza di genere pari al 6 per cento in favore delle donne.

La buona notizia è che l’intelligenza emotiva si apprende, non rappresenta un fattore determinato geneticamente, si può allenare, come ho già affermato nel post precedente sull’argomento: “L’equilibrio con le proprie emozioni è più frutto di allenamento che semplice ‘dono’, anche se c’è chi è più o meno ‘attrezzato’, vedremo più sotto alcuni esempi. Ognuno di noi è chiamato, in un certo senso, a completare l’opera della propria creazione, la vita(lità) è flusso, dinamica, ricerca, non è mai acquisita per sempre e non è statica.”

La ricerca internazionale ha da tempo indagato tutte le competenze legate all’intelligenza emotiva prendendo in considerazione le differenze fra i due generi e le donne superano del 10 per cento gli uomini.

Non solo quantitativamente, ma anche qualitativamente, le donne si distinguono dagli uomini nell’espressione e nel percorso stesso che le porta ad una più matura intelligenza emotiva. Per le donne infatti non è influente il titolo di studio superiore, che è irrilevante ai fini dell’intelligenza emotiva, mentre per i ‘ragazzi’ le lauree sembrano avere un maggior peso;  i laureati hanno valori superiori del 5 per cento rispetto ai diplomati. Questo comporta quindi che la forbice di rilevazione tra uomo e donna laureati (5 per cento) si allarghi in maniera importante nel confronto tra uomini e donne diplomati (10 per cento).

Le donne hanno una marcia in più nel percepire immediatamente gli equilibri interpersonali e spesso sanno prevedere le cose con largo anticipo (nota). Comunicative e attente alla visione d’insieme, nell’attività di pensiero delle donne vengono coinvolte più aree cerebrali rispetto a quanto avviene negli uomini e talvolta sono interessate aree diverse. Il pensiero al femminile è più ‘trasversale’, in grado di collegare fatti e esperienze con altri già noti. Anche se questa abilità in realtà è inconsapevole – quindi non propriamente attività di pensiero – va da sé che offra – a livello di intuizione – uno strumento notevole.

Il pensiero femminile procede più per connessioni – in rete – non a scaglioni, come quello maschile, come ha ben illustrato l’antropologa americana Helen Fisher (vedi nota) che ha dimostrato la molteplicità di soluzioni offerte a un problema dalle donne, rispetto a quella maschile, assai meno articolata. 

Le donne (con un ‘femminile’ armonico, aggiungo io) pensano, secondo la Fischer, in modo in modo ‘contestuale’, partendo da prospettive più ampie ed elaborando un maggior numero di dettagli. Insomma, noi donne riusciamo a vedere una maggior quantità di fattori in ogni questione; possediamo una ‘vista lunga’ che ci favorisce nelle previsioni. Non si tratta di ‘stregoneria’, ma è una nostra abilità, purtroppo spesso misconosciuta (o contrastata) da noi stesse (quando per vari motivi il ‘femminile’ è disarmonico o addirittura’malato’)!

Le donne sul lavoro considerano il benEssere di collaboratori, dipendenti, colleghi, clienti….come elemento importante del loro stesso successo, non solo in famiglia, non solo in ruoli o professioni di ‘aiuto’.

Non è un segreto che il femminile sia più portato all’empatia, all’ascolto e alla comunicazione. Non sono queste le qualità fondamentali dell’intelligenza emotiva? Non vorrei dare l’impressione di pensare che le donne non abbiano difetti e che gli uomini non abbiano pregi, al contrario! Ho accennato sopra a femminile armonico e disarmonico. Vi sono infatti caratteristiche dell’approccio femminile a fatti e relazioni legati alla struttura e al loro bagaglio onto e filo-genetico che, se non accettate, vissute, espresse, possono danneggiare moltissimo sia le singole donne che l’intera società.

Così come lo sfrenato pavoneggiamento del ‘logos’ o delle capacità ‘specialistiche’ maschili. Oggi l’intelligenza emotiva richiede anche che le donne per  prime riconoscano il loro valore, coraggio e imparino a metterli in pratica con tenacia; mostrino cioè di cavalcare un buon livello di autostima, anche in assenza di sufficienti incoraggiamenti esterni e in qualunque ambito!

Firma mia

 

 

 

 

(nota): Hellen Fisher, “Donne, il primo sesso”, Lyra libri, Como, 2000.

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