segue da: http://consulenzeingrafologia.it/faq-si-vede-dalla-grafia-se-una-persona-mente/.

La risposta è ‘ni’, ecco perché: alcuni esempi.

Nel caso di menzogna diretta, la disposizione stessa è la causa della menzogna (p. Moretti preferisce parlare di ‘insincerità’), indipendentemente dalle circostanze; nel secondo caso, la tendenza indiretta, la disposizione innata si attiva quando si cerca di uscire da circostanze che mettono in difficoltà, proprio con la menzogna.

Nell’uno e nell’altro caso si può anche ‘omettere’, sorvolare, non dichiarare; azione da alcuni considerata menzogna, ma certamente vissuta diversamente da chi la mette in opera, talvolta solo per discrezione o per non coinvolgere terze persone (le cosiddette ‘bugie a fin di bene’).

Come sempre ciò che dà la giusta misura di un ritratto è il contesto dei segni. Il tipo di energia (Pressione, spazi, qualità del Tratto), la coerenza e stabilità della grafia (margini, inclinazione, chiarezza o meno, Triplice larghezza, ritmo) fanno da culla alle nostre abilità di sottrarci alla verità nuda e cruda per le più disparate motivazioni o intenti.

Diverso è quindi il modo di mentire di Galileo Galilei, che nel 1633, all’età di settant’anni, abiurò per aver salva la vita:
Grafia Galileo

Sopra la grafia di Galileo Galilei (1564-1642), con i segni: Sinuosa, Pendente, Fluida, Angolosa, Ponderata, Mantiene il rigo, Disuguale metodicamente, Attaccata tutti in alto grado, buon tratto e buona Triplice larghezza. Il suo ‘mentire’ è da attribuirsi ad un assennato senso dell’opportunità.

Da quello di di un falsario americano, con grafia Flessuosa in alto grado e rallentamenti sospetti nel ritmo grafico, si vedano i disomogenei e talvolta esagerati spazi fra lettere e soprattutto fra parole:
Menzogna

Si può quindi andare dalla sensibilità, alla diplomazia, all’opportunismo. “Flessuosa è una particolarità di Sinuosa.”
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Pare che Cavour ripetesse spesso: “Ormai conosco l’arte di ingannare i diplomatici: dico la verità e son certo che non mi credono”: http://consulenzeingrafologia.it/portfolio/fratelli-ditalia-uno-sguardo-particolare-iii-parte/

In questi casi, l’ adattamento alle situazioni, cioè la relazione fra individuo e ambiente, è di tipo solo formale e manca di vera e propria proattività e non ha come base l’equilibrio interiore. Come, a mio avviso, nel caso illustre di Sigmund Freud ((1856-1939) di cui ho già scritto in un post (http://consulenzeingrafologia.it/?s=sigmund+freud):

“….un tipo che si spendeva bene, sapeva curare la propria immagine, coltivare il proprio prestigio, anche aggiustando i dati qua e là….in modo assai soggettivo (Calibro alto, Intozzata I e II modo, Ricci del soggettivismo e di Mitomania) e trattando con durezza gli oppositori (Acuta, Solenne, con Mantiene il rigo e Aste rette)”.

Sotto la grafia di Freud:
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Spesso chi scrive in modo ‘insincero’ esprime prima di tutto attenzioni precauzionali per ottenere maggiormente lo scopo fondamentale di essere accettato.

Anche l’eccessiva cura grafica (preoccupazione) comporta un freno dell’onda grafica spontanea, ne altera il ritmo per difetto sia quantitativo che qualitativo, il cui risultato non può sfuggire ad un osservatore attento.

Si ha diminuzione di trasparenza anche in caso di Compassata e Compita:
Compita
Sopra: grafia Compita sostenuta con Flessuosa.
Sotto, grafia Compassata:
Compita con Compassata

Secondo il biografo, filosofo e scrittore greco Plutarco (46 d.C./48 d.C. – Delfi, 125 d.C./127 d.C.) l’uomo falso, come un polipo, si adatta alle situazioni. Egli lo descrive come persona falsa che non ha alcuna stabilità né personalità: poiché ama o odia, si rallegra o si addolora non in base ad un proprio sentimento ma assumendo, come uno specchio, emozioni e atteggiamenti altrui.
Nel suo parlare vi è un che di mellifluo.
Sempre secondo Plutarco, anche l’eccessiva compiacenza è indice di falsità.

 

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